«È un sistema tutto da cambiare»

Quattro anni fa, il suo risveglio dopo la fine dell’avventura mondiale fu romantico, con il sorriso del figlio Christian che dormì abbracciato a lui e alla Coppa alzata al cielo a Berlino. Stavolta Fabio Cannavaro ha pianto lacrime amare e le sue ultime parole in azzurro arrivano con un filo di voce. «Peggio della Corea? Credo che questa sia stata la figura più brutta in assoluto dell’Italia del calcio - esordisce il capitano -. Non ho vergogna, dopo 14 anni di azzurro, ad ammettere che ho pianto tanto».
L’addio alla Nazionale dopo 136 presenze se lo era immaginato diverso. «È una pagina nera, ma nulla cancellerà mai quel che abbiamo fatto nel 2006, se questa maglia pesa un pò di più, è per la quarta stella che ci abbiamo messo noi». Dall’altare alla polvere, il passo è stato breve tra lo scetticismo generale che l’Italia non ha saputo cancellare. «Eravamo eroi e ora ci aspettano le critiche più dure: metteremo l’elmetto, come dice Gattuso. La faccia ce l’abbiamo sempre messa, nelle vittorie e nelle sconfitte. Ma ora il calcio italiano deve voltare pagina in fretta o sarà dura: si rischia di far passare altri 26 anni (per l’emozione calcola un biennio in più, ndr) prima di rivincere il Mondiale, non se lo può permettere. E dobbiamo cambiare tutto: gli stadi, gli investimenti, la cultura, il modo in cui la gente va allo stadio».
Nei successi come nel fresco fallimento, Cannavaro ha vissuto a braccetto con Lippi la sua carriera. «Ha fatto scudo alla squadra, prendendosi tutte le responsabilità e dimostrando la gran persona che è», così l’ormai ex juventino al quale tocca sobbarcarsi le colpe della squadra: «Avevamo vinto un Mondiale quando eravamo in età troppo avanzata e non abbiamo fatto in tempo a riproporre una nazionale all’altezza. Per me sarebbe stato facile lasciare dopo Berlino, ma la maglia azzurra è speciale, mi bruciava alzare bandiera bianca dopo l’infortunio di Euro 2008». E come ha detto Buffon, il ricambio non c’è. «Un anno fa dissi che non vedevo fenomeni in giro. Lo ribadisco oggi: non ci sono più i Totti e i Del Piero, se qualcuno li vede in giro, per favore faccia una chiamata... Ho affetto per Cassano, ma abbiamo fatto insieme due Europei e non li abbiamo vinti. Balotelli è interessante, ma deve crescere. Abbiamo giocatori buoni, ma non di prima fascia».


E intanto Fabio ha detto sì ai petroldollari del Dubai: «Vengo da una stagione di critiche continue, ma ci sono stati due episodi che mi hanno fatto dire basta: a Catania me ne hanno dette di tutti i colori, a Torino abbiamo dovuto sospendere la partita col Parma per lancio di petardi. È l’ora di tracciare una linea e dire: da qui si riparte. Se restiamo dove siamo, è finita».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica