Cultura e Spettacoli

Per Skármeta il «Postino» suona ancora

In «La magia in azione» il profondo sodalizio dello scrittore con Neruda

Sono noti i nomi di Skármeta e Neruda; il primo indubbiamente legato al secondo, autore del racconto Il postino di Neruda, da cui l’omonimo film, caro agli italiani non solo per i ricordi del soggiorno caprese del poeta, ma soprattutto per la memoria dell’ultima presenza di Massimo Troisi, attore protagonista del racconto. Nel nuovo libro (La magia in azione, traduzione di Roberta Bovaia, Guanda, pagg. 182, euro 14), Antonio Skármeta ripercorre a distanza di anni il primo incontro con l’opera nerudiana, attraverso la lettura dell’antologia poetica Todo el amor, che suscitò nell’adolescente scrittore i primi slanci e turbamenti sentimentali. Il suo volume vuole essere l’omaggio all’uomo e al poeta, insieme al tentativo di raccontare «da dietro le quinte» la nascita del romanzo dedicato a Neruda; per questo Skármeta fa una scelta molto personale dei testi di Don Pablo, proponendo solo quelli che più direttamente lo hanno interessato e hanno segnato profondamente la sua vita.
La seconda parte del libro propone un breve florilegio dell’opera nerudiana, le cui liriche sono precedute dal commento dell’autore, mentre il gracile filo discorsivo si sofferma sui momenti memorabili dei contatti avuti con il poeta, a partire dalla visita del giovane a Isla Negra con in mano la sua prima opera, El entusiasmo. In genere l’autore si mostra interessato ad inseguire il messaggio segreto della poesia di Neruda, di cui offre una lettura personale, arricchita da ricostruzioni e aneddoti che affondano nella realtà della vita e della cultura cilena. Ad esempio, nella memoria di Skármeta resta indelebile l’immagine della festa trascorsa con Mario Vargas Llosa e Juan Rulfo nella casa di Isla Negra di Neruda, quando il poeta si avvicina, posa una mano sulla sua spalla e su quella di Rulfo per chiedere a quest’ultimo: «Permetti, Juan, che la tua spalla onori la mia mano». A tale proposito l’autore ricorda il mutismo di Rulfo, confermato anche da Borges il quale, a chi gli chiedeva com’era stata l’esperienza di un dibattito televisivo tenuto con lo scrittore messicano, rispondeva: «Io ho parlato senza mai fermarmi, mentre Rulfo di quando in quando introduceva uno dei suoi silenzi».
Pagine commoventi sono riservate al ricordo di Massimo Troisi, alla sua scoperta del libro Il postino di Neruda, tradotto in Italia da Garzanti, e all’entusiasmo della prima lettura, seguita dalla proposta di acquistarne i diritti per la riproduzione cinematografica. L’evocazione dell’attore scomparso e il tema del film con al centro l’amore del poeta per la nuova musa ispiratrice Matilde Urrutia consentono a Skármeta di passare rapidamente al ricordo delle donne amate da Neruda: chiedere chi sono, quali sono i loro nomi. In Venti poesie d’amore i primi amori compaiono con gli pseudonimi Marisol e Marisombra. «Marisol - ha scritto il poeta - è l’idillio della provincia incantata, con immense stelle notturne e occhi scuri come il cielo bagnato di Temujo»; mentre Marisombra «è la studentessa della capitale, berretto grigio, occhi dolcissimi, il costante profumo di madreselva dell’errante amore studentesco, la quiete fisica degli appassionati incontri nei nascondigli della capitale».
Skármeta dice (i dati sono conosciuti) che le ragazze che ispirano il libro sono tre: Teresa León, Albertina Rosa Azócar, María Parodi; e l’autore di nuovo trae spunto dalla biografia del poeta per spiegare il significato di alcuni versi memorabili del libro giovanile, tra cui il celebre «Mi piaci quando taci perché sei come assente», diretto ad Albertina Rosa, ragazza silenziosa e resistente agli assalti lirici ed erotici del poeta. La lettura poetica di Skármeta è piana, diretta, si rivolge ad un pubblico generico che coinvolge e rende partecipe emotivamente del suo stesso entusiasmo. Così, parlando dell’Ode all’aria, scrive che è una danza, che «l’ha ballata e recitata fin da giovanissimo»; e ancora, nella penultima lirica delle Venti poesie d’amore, nella brevità epigrammatica dei suoi distici, nell’alternanza di recitato e silenzio, egli coglie «il ritmo avvolgente della litania».
Altri momenti della lettura del libro rinviano alla descrizione della grandiosa casa di Neruda di Isla Negra di fronte all’oceano Pacifico, santuario di pietra e legno, accumulo di oggetti esotici di straordinaria bellezza, meta continua di visitatori che non mancano di lasciare il loro segno impresso sui paletti di legno della recinzione esterna.

Uno di questi graffiti dice: «Neruda non è cileno, il Cile è nerudiano».

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