Non c’è pace per il buonsenso. Anche il rugby è finito nel mirino della religione woke e i risultati sono sconfortanti. La Nazionale inglese di palla ovale ha diffuso una guida linguistica inclusiva che sostiene che l’uso di termini come “man”/”men” (“uomo”/”uomini”) potrebbe essere percepito come poco inclusivo, poiché esistono più di due generi. Sì, avete letto bene. Ed ecco la prima castroneria: la formula “man of the match” – “l’uomo della partita” – non dovrebbe essere utilizzata perché potenzialmente offensiva. England Rugby consiglia di ricorrere a “player of the match”, un’alternativa neutra dal punto di vista del genere.
Pubblicata per la prima volta nel 2023, la guida inclusiva afferma che una serie di parole e frasi contenti i termini “man” o “men” utilizzate nel rugby potrebbero “escludere” qualcuno. Ma non solo: da tagliare anche i termini “chairman” (“presidente”), “ladies and gentlemen” (“signore e signori”) e “guys and girls” (“ragazzi e ragazzi”) in favore di “chair”, “everyone”, “team” o “folks”. La linea è limpida, cristallina: se giocatori e staff non si adeguano potrebbero verificarsi casi di “bullismo o discriminazione”. "Ad esempio, molte espressioni nello sport includono la parola 'uomo' o 'uomini', il che può dare un senso di esclusione" si legge nel bignamino woke.
Non manca ovviamente un riferimento ai pronomi. Sì, perché “he” e “she”, ossia “lui” e “lei”, potrebbero ferire: “Alcune persone potrebbero preferire che altri si riferiscano a loro con un linguaggio di genere neutro e usino pronomi come ‘they/their’ e ‘ze/zir’”. E ancora, riporta il Telegraph: "Quando ci si riferisce al genere, il linguaggio non dovrebbe assumere una visione binaria, quindi piuttosto che usare termini come ‘entrambi i sessi’, si dovrebbe fare riferimento a ‘tutti i sessi’". La guida getta nel calderone anche il controverso concetto di pregiudizio inconscio: "Il nostro cervello formula giudizi e valutazioni incredibilmente rapidi su persone e situazioni senza che ce ne rendiamo conto. I nostri pregiudizi sono influenzati dal nostro background, dall'ambiente culturale e dalle esperienze personali. Potremmo non essere nemmeno consapevoli di questi punti di vista e opinioni, né del loro pieno impatto e delle loro implicazioni. È importante cercare di riconoscere questi pregiudizi e contrastarli attivamente".
L'ex giornalista Toby Young, fondatore della Free Speech Union (FSU), ha affermato che le guide rappresentano un tentativo di "rendere il rugby politicamente corretto": "Capisco perché nominare una giocatrice di rugby ‘man of the match’ possa essere problematico, a meno che la giocatrice non sia una donna trans, ovviamente. Ma nominare un giocatore ‘man of the match’ difficilmente susciterà l'interesse anche del più consapevole dei tifosi di rugby. Sospetto che questi tentativi di rendere il rugby politicamente corretto siano destinati al fallimento".