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"Non mi vuole nessuno". Il dolore del bimbo disabile escluso dagli scout

La denuncia della mamma di Francesco, un bambino di 8 anni con un Disturbo da Deficit di Attenzione (ADHD), allontanato dai "lupetti" perché considerato ingestibile

"Non mi vuole nessuno". Il dolore del bimbo disabile escluso dagli scout

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È una storia triste quella di Francesco, un bambino di 8 anni affetto da ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) che è stato allontanato dal gruppo scout nel quartiere Prati di Roma, perché troppo complicato da gestire. A raccontare quello che è accaduto la mamma Paola, che in una lunga lettera, spiega le conseguenze psicologiche che questa decisione ha avuto su suo figlio. "Francesco era entusiasta di frequentare il gruppo di bambini della Parrocchia del Sacro Cuore di Cristo Re di Roma, con infinita gioia mia e di suo papà" spiega la mamma. "Alla prima riunione, unitamente al versamento della quota annuale, io e mio marito abbiamo fornito ai responsabili del gruppo le certificazioni che attestano le difficoltà di nostro figlio". Il bambino usufruisce della Legge 104/92, cosa di cui erano a conoscenza i responsabili delle attività. La scorsa estate aveva frequentato il campo scout per una settimana, ed era andato tutto per il meglio: "Per lui è stata un'esperienza unica. Non faceva che raccontare le sue scoperte, i giochi e cosa più importante, l'interazione con altri coetanei. Tra le figure di riferimento, Francesco si sentiva in perfetta sintonia con Akhela, assistente dai modi dolci e pazienti".

Il cambiamento dell'organico e l'allontanamento

Le cose sono però cambiate, Akhela, la ragazza con cui Francesco aveva grande empatia, è stata sostituita da un altro ragazzo che al contrario ha subito riscontrato difficoltà nella gestione del bambino. "Sono stata subissata di lamentele per il disturbo che il bambino arrecava con la sua irrequietezza, nonché per il modo di esprimersi a detta loro "poco consono"" spiega Paola.

Due settimane fa arriva poi la brutta notizia, quando il capogruppo parla con la madre: "Mi ha comunicato che il bambino non avrebbe fatto più parte dei 'lupetti' in quanto non erano in grado di contenerlo, né si sentivano di seguirlo ancora. È stato un colpo basso. Abbiamo letto nello sguardo di nostro figlio la delusione e il grande dispiacere".

La denuncia della mamma

Da quel momento la decisione della famiglia di denunciare l'accaduto, soprattutto dopo la frase che Francesco in lacrime ha confessato ai genitori: "Non mi vuole nessuno". "Siamo coscienti che chi ha una scarsa cognizione della patologia, possa temere per l'incolumità dei propri figli. Tuttavia, siamo certi che un'adeguata informazione può aiutare a gestire questi ragazzi meno fortunati di altri, senza dover tradire le loro aspettative. Queste creature non hanno colpa né responsabilità sui loro comportamenti e la ferita che si rinnova ogni qualvolta vengono allontanati, non fa che aumentare la loro frustrazione e la loro inadeguatezza" spiega Paola. "Se non si dispone degli strumenti per ospitare un bambino con determinate difficoltà, lo si deve ammettere con sincerità e lealtà. Anche se comporta la rinuncia della quota annuale" conclude la mamma.

La gestione dei bambini ADHD

Chiunque si trovi ad interagire con persone con una diagnosi di ADHD dovrebbe il più possibile tenere sotto controllo alcune caratteristiche personali che riguardano principalmente le modalità di interazione, nonché gli atteggiamenti adottati. Molto spesso infatti, insegnanti e genitori talvolta senza nemmeno esserne pienamente coscienti, “etichettano” i bambini come distratti, ingestibili, irruenti, maleducati. È importante considerare il modo attraverso cui il soggetto con ADHD entra in contatto con l’ambiente. Questi soggetti, soprattutto quando sono piccoli, adottano modalità comunicative prettamente gestuali, usando le mani alzate e necessitano spesso di muoversi, alzandosi di frequente dalla loro postazione. Bisogna far esprimere i bambini secondo la propria natura, senza soffocare e reprimere gesti e movimenti a meno che non siano realmente pericolosi o sconvenienti nel contesto.

I bambini affetti da ADHD più degli altri hanno bisogno di momenti di svago e pause frequenti dalle attività, che vanno costruiti insieme e stabiliti a priori in modo tale che entrambe le parti le rispettino. Se fornire i giusti “rinforzi” positivi e dare un feedback su ciò che si sta svolgendo, è molto importante per chiunque, lo è molto di più per i soggetti con ADHD che hanno così un riscontro immediato e tangibile di ciò che stanno facendo, in particolare da fornire durante giornate o situazioni più difficili.

È dannoso confondere i soggetti con una diagnosi di ADHD con i comportamenti che mettono in atto, non sono queste persone ad essere sbagliate ma le modalità attraverso cui interagiscono con gli altri e con il mondo circostante di interazione ad essere sconvenienti e che necessitano di alcuni miglioramenti per renderle maggiormente adeguate al contesto.

È importante far comprendere che i comportamenti che non sono funzionali al contesto, possono essere sempre migliorati e che loro stessi possono compiere uno sforzo per “fare meglio” e crescere in tal senso.

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