Via le tradizionali statuine del presepe. Meglio patchwork con pezzi di tessuto multicolore. E quindi ecco Gesù Bambino, Giuseppe, Maria e i Re Magi senza volto. Un unico obiettivo: essere “inclusivi”. Ha dell’incredibile quanto registrato a Bruxelles, dove la follia woke ha colpito ancora una volta le nostre tradizioni.
Al centro del dibattito in rete è il presepe della Grand-Place, quest’anno affidato alla stilista Victoria-Maria. Secondo quanto reso noto dal quotidiano belga La Libre, il suo team ha optato per lo strambo assemblaggio di tessuti grigi, rossi, beige, neri e marroni (sia chiaro: parliamo di tessuti di fine serie e materiali riciclati, mica stracci) per “riflettere tutte le tonalità della pelle, in modo che tutti possano vedersi rappresentati”. Ma non è tutto. L’opera – se così può essere definita – è stata approvata persino dalla diocesi. Lo scontro è rovente e anche il calciatore del Lille e della Nazionale belga Thomas Meunier ha commentato senza mezzi termini: “Abbiamo toccato il fondo … e continuiamo a scavare”.
"Ammirate il presepe 'inclusivo' di Bruxelles, la capitale d'Europa" la denuncia di un utente di X. Altri hanno sottolineato che questa rappresentazione ricorda la Sharia, la legge islamica, che proibisce la raffigurazione di volti umani. "Per ora, Giuseppe ha una sola moglie. Il burqa sarà per l'anno prossimo" l’ironia di un utente sul punto.
"Natale conforme alla Sharia sulla Grand-Place di Bruxelles" ha twittato Florence Bergeaud-Blackler, dottore di ricerca in antropologia e presidente del Cerif (Centro europeo di ricerca e informazione sui Fratelli Musulmani). La versione woke del presepe dovrebbe rimanere in piedi almeno per i prossimi cinque anni. Ma le polemiche di queste ore potrebbero spingere l’amministrazione a un ripensamento. In nome del buonsenso.