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Tre consigli dell'esperta per vincere la balbuzie

In Italia sono un milione le persone che balbettano e che quando parlano temono di essere derise e isolate. "Quando si parla, non ci si deve concentrare sull’eventuale blocco del linguaggio, ma occorre mantenere l’attenzione sul messaggio che si vuole trasmettere", dice Chiara Comastri, psicologa ed ex balbuziente

Tre consigli dell'esperta per vincere la balbuzie

La paura di non riuscire a comunicare in modo fluido, come se nella mente ci fosse un ingranaggio che si inceppa, difficile da gestire. Per sensibilizzare sui disturbi legati alla parola e sostenere coloro che ne soffrono, il 22 ottobre si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale della consapevolezza della balbuzie. Si tratta di un disturbo della fluenza, caratterizzato da alterazioni del ritmo della parola e ripetizioni involontarie di sillabe, parole o frasi, che può manifestarsi in modi diversi. Colpisce circa l’1 per cento della popolazione mondiale, mentre in Italia sono circa un milione le persone che si trovano a dover fronteggiare questo problema. “La balbuzie dipende dalla combinazione di fattori linguistici, psico-emotivi, ambientali, fisiologici e organici”, spiega Chiara Comastri, psicologa, ex balbuziente e ideatrice di Psicodizione, un metodo nato nel 2004, che si basa sull’ approccio psicologico cognitivo-comportamentale e che aiuta adulti e bambini a riprendere in mano il controllo dei propri suoni e ad esprimersi liberamente. Questa difficoltà nel parlare si manifesta soprattutto nell'età prescolare - tra i 2 anni e mezzo e i 4 - oppure, intorno ai 6 o 7 anni. Nella maggior parte dei casi insorge quando il linguaggio del bambino diventa più complesso e lui inizia a voler comunicare in modo più strutturato il suo pensiero al mondo esterno. “In questa situazione”, spiega la dottoressa Comastri, “il bimbo può iniziare ad avere ripetizioni, rimbalzi e allungamenti dei suoni e potrebbe succedere che, temendo di fare brutta figura ed essere deriso, tenda a evitare di comunicare con gli altri”.

Le ripercussioni sul piano psicologico, infatti, sono diverse, dal momento che molte delle persone che balbettano vengono prese in giro ed emarginate, dunque sono vittime di “Voice shaming”, un fenomeno sottovalutato, ma in continua crescita, specie a scuola, tra gli adolescenti.

Con il passare degli anni la “disfluenza” può diventare anche molto invalidante, condizionando la vita della persona che ne soffre, ma ciò non preclude la possibilità di raggiungere obiettivi e risultati ambiziosi, basti pensare che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, da bambino era balbuziente, così come lo era, nel secolo scorso, il re del Regno Unito, Giorgio VI, la cui storia personale è salita alla ribalta grazie alla pellicola cinematografica "Il discorso del re", con Colin Firth. “La balbuzie non deve”, precisa la psicologa, “essere considerata una malattia dalla quale guarire, quanto, piuttosto, un disturbo che può essere superato attraverso un percorso di riabilitazione e l’acquisizione di strumenti che consentano di eliminare la percezione del blocco nella mente e rendere la comunicazione fluida anche nei momenti di ansia”.

Concentrati sul messaggio

È fondamentale lavorare sulla propria forza di volontà e sulla propria autostima per reagire alle insidie che questo disturbo comporta. “Innanzitutto”, spiega Chiara Comastri, “quando si parla, non ci si deve concentrare sull’eventuale blocco del linguaggio, ma occorre mantenere l’attenzione sul messaggio che si vuole trasmettere all’interlocutore. Inoltre, in un dialogo, ogni balbuziente dovrebbe rispettare se stesso, i propri tempi e non farsi condizionare dall’eventuale linguaggio fluente e dalla velocità con cui si esprime l’interlocutore. Nei casi in cui la persona percepisca il blocco anticipatorio di balbuzie già nella mente, è importante rimanere focalizzati sul messaggio che si vuole esprimere e non sul come lo si sta pronunciando: l’importante è non rinunciare a manifestare le proprie opinioni per paura di incepparsi”.

Sfrutta l'emozione

Quanto alla respirazione, spesso ci si chiede se controllarla possa servire a contrastare la balbuzie. “Esistono tecniche di rilassamento ed esercizi di respirazione”, spiega la dottoressa Comastri, “basati sul presupposto che possano controllare la disfluenza. Spesso, infatti, si associa la balbuzie a una questione di ansia o di respiro alterato e si pensa che si debba calmare la persona attraverso il controllo di questo. In Psicodizione, tuttavia, partiamo dal presupposto che chi balbetta non debba essere calmato né essere rieducato nel respirare per superare le sue difficoltà. Le emozioni fanno parte della nostra vita quotidiana e la maggior parte delle persone parla fluidamente pur provando agitazione, spavento o felicità. Quindi, lo scopo non è stare calmi, rilassarsi o controllare la respirazione in situazioni di agitazione, ma sfruttare l’emozione, canalizzandola a vantaggio di un eloquio fluido”.

Le dritte per l'interlocutore

Oltre agli accorgimenti che una persona che balbetta dovrebbe prendere, ce ne sono altri che riguardano, invece, gli interlocutori, perché anche loro possono essere d’aiuto. “Non si dovrebbe mai anticipare la parola che la persona non riesce a pronunciare, così da farle portare a termine il suo pensiero”, suggerisce l’esperta.

E infine: “Nei confronti di una persona che balbetta bisogna mantenere sempre un contatto visivo accogliente anche in presenza del blocco, senza distogliere l’attenzione ed evitando suggerimenti del tipo: “Stai calmo, respira, parla più lentamente”.

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