La rivincita di noi vecchietti

È un ronzio ossessivo: i giovani, largo ai giovani, la questione giovanile, la disoccupazione giovanile, la fuga dei giovani all'estero, le bande di bulli e bulle

La rivincita di noi vecchietti
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Mi guardo intorno e mi sto tirando su il morale: è il trionfo dei vecchi. Appartenendo alla categoria, me ne compiaccio e ne ricavo qualche considerazione sicuramente minoritaria rispetto al vocio dei talk-show. Secondo il pregiudizio dominante sarebbero infatti loro - i portatori sani di sette, otto o più decenni - a essere gli odiosi ostacoli che bloccano l'ascesa dei giovani, i quali perciò sono infelici e si esercitano con il coltello invece che con il cervello. È una diceria che entra nelle ossa e muove la lingua anche dei telecronisti sportivi. Nel calcio, ad esempio, non importa se una squadra domina il campionato, ma si nota che l'alta età media dei giocatori «la appesantisce». Mi aspetto che facciano valere la metà i gol degli ultratrentenni, specie se calvi. È un ronzio ossessivo: i giovani, largo ai giovani, la questione giovanile, la disoccupazione giovanile, la fuga dei giovani all'estero, le bande di bulli e bulle. In effetti non fanno notizia i loro nonni, salvo che li si trovi stecchiti e ammuffiti mesi dopo il decesso, dimenticati dal prossimo e dalla parentela, non avendo costoro per decoro scassato le balle ad alcuno. Non suscitano perciò le diatribe dei criminologi. Avete mai sentito parlare di una gang di stupratori ottantenni? O di orde di vecchi dediti a devastare le città con le molotov? Fa niente, la causa di ogni male ricade su di loro, ah l'invecchiamento della popolazione, che guaio.

È considerata una iattura la crescita percentuale della popolazione canuta. La quale perciò andrebbe messa in pigiama e affidata a badanti così che non impicci le vacanze dei discendenti che ha mantenuto. A questo punto indosso volentieri la divisa del vecchio, basta che sia ben stirata: non mi offendo se mi si chiama così, è una parola che sa di tabacco e acqua di colonia. Detesto anzi il finto ossequio delle circonlocuzioni idiote e delle riverenze ipocrite di chi non vede l'ora di ribaltarti

in qualche discarica, perché occupi un ufficio ostruendo la carriera di un analfabeta. Mi accorgo che è la mia generazione ad essere il bastione contro la barbarie, e che sa prendersi la responsabilità di tirare il carro. Le chiacchiere altrui ci bistrattano, ma constato che la categoria cui appartengo è in questo momento, nella realtà dei fatti, la roccia su cui sta aggrappata l'umanità per non essere risucchiata dal vuoto di giovinezze senza nerbo e senza futuro. Il futuro, anche se a dirlo rischi di essere linciato, appartiene ai canuti, intravedo dei barlumi di speranza solo ad altitudini sopra gli ottanta. Guardiamoci intorno, anzi alziamo gli occhi. In questi giorni abbiamo assistito, comunque la si pensi, alla gloria della Grande Vecchia, con sollievo persino degli atei. Parlo della Chiesa, vista un attimo prima come una barca vetusta, dotata di una ciurma di presunti pedofili, e invece

eccola catturare il popolo con il funerale di un vecchio pontefice ottantottenne, benedicente e sorridente in agonia, e poi guidata magistralmente verso il Conclave dal capo dei cardinali, Giovan Battista Re, anni 91. Ha tenuto in ordine e governato la baracca a babbo, anzi a Papa morto, con energia e sagacia, gestendo con mano felice pure lo Spirito Santo.

Intanto in Italia si è radunato il Consiglio supremo di difesa, a convocarlo e guidarlo è un uomo di 83 anni, che può piacere o no, ma accidenti che tempra.

E ancora: la più grande artista che calca le scene è Ornella Vanoni, che ha toccato i 90 e la sua voce ha il sapore di albicocca e la mente è un fiore. Il maestro Riccardo Muti impera sulla musica universale a 83 anni, e riesce a trasferire bellezza e forza al pubblico del pianeta.

E abbiamo Liliana Segre, senatrice a vita, che a 94 anni riesce a reggere e a sfibrare con la sua tempra gentile l'odio dei pro-Palestina. E mi dicono che l'incontro più brillante sulla cultura e sulla finanza d'Italia, musica e politica, vita e morte, ha avuto per attori Francesco Micheli (87) e Gianni Letta (90). Prosit!

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