Domani sarà la festa dell’Immacolata Concezione di Maria. Una festa chiaramente di ispirazione cattolica. Mi pongo una domanda: perché tutti fanno vacanza senza porsi il minimo problema della laicità o del rispetto di altre religioni come per i presepi? Non ho mai sentito di un caso di obiezione di coscienza dalle ferie. Anzi, negli anni in cui (non come oggi purtroppo) si riesce a fare un bel ponte, W la Madonna! Non mi risulta che qualcuno abbia mai detto in questa festa o in altre (Natale, Epifania, Pasqua, Assunzione di Maria il 15 agosto): «in virtù della mia laicità io rifiuto le vacanze e voglio stare a lavorare».
Lo dico in tono provocatorio. Però riflettevo, nel mio confessionale, leggendo i soliti articoli che compaiono nell’imminenza del Natale sul fatto che in alcune situazioni non si fa il presepio per rispetto delle altre religioni. Ho sorriso tra l’altro notando un dettaglio in una pagina: nella foto il dirigente scolastico che difendeva con orgoglio la sua posizione laica aveva alle spalle attaccato al muro il ramoscello d’ulivo benedetto. Il segno della Pasqua se ne stava lì sornione forse non capendo neanche lui perché il fratello, simbolo del Natale, non potesse entrare. L’ulivo della pace è di provenienza biblica, perché è stato il segno a Noè che il diluvio distruttore era terminato. Quanta fatica si fa a cercare più ciò che unisce, rispetto a ciò che divide. Dialogare, per me, significa incontrarsi tra diversi, ma questo richiede da una parte chiara coscienza e ferma difesa della propria identità, dall’altra conoscenza del pensiero dell’altro. Solo così si possono cogliere somiglianze e specificità. Infatti, davanti a un presepio, a qualcuno potrebbero sgorgare parole di fede come queste: «Maria è la donna tramite la quale l’Onnipotente ha voluto dare un segno particolare. È prescelta tra tutte le donne del mondo e il segno è stato Gesù suo figlio, nato per volontà dell’Altissimo, divina creazione nella generazione umana: un segno per le genti e una misericordia. Tutta la vicenda di Maria è dolcemente contraddistinta dall’abbandono a Dio e da una purezza che ne fa una figura angelicata. L’Inviato di Dio disse che Maria è una delle signore del Paradiso». Sicuramente si resta stupiti se si legge la riga che segue: «In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso». Quelle citate sono parole di fede prese dal Corano, alla Sura XIX dedicata a Maryam, Maria. L’unica che porta il nome di una donna. In questa pagina del libro sacro islamico c’è la nascita di Gesù, simile al nostro presepio: «Le inviammo il Nostro Spirito, che assunse le sembianze di un uomo perfetto: “Non sono altro che un messaggero del tuo Signore per darti un figlio puro”. Disse Maria: “Come potrei avere un figlio, ché mai un uomo mi ha toccata e non sono certo una libertina?”. Rispose: “È così. Il tuo Signore ha detto: Ciò è facile per me. Faremo di lui un segno per le genti e una misericordia da parte Nostra. È cosa stabilita”. Lo concepì e si ritirò in un luogo lontano sotto una palma. Tornò dai suoi portando il bambino. Fu Gesù a dire: “In verità, sono un servo di Allah. Mi ha dato la Scrittura e ha fatto di me un profeta. Mi ha benedetto ovunque sia e ha disposto per me l’orazione e la decima finché avrò vita, e la bontà verso colei che mi ha generato. Pace su di me il giorno in cui sono nato, il giorno in cui morrò e il giorno in cui sarò resuscitato a nuova vita”». Per l’Islam non è il figlio di Dio ma è un grande profeta. Sarebbe interessante aprire una parentesi sul fatto che Gesù è riconosciuto come profeta anche dagli Ebrei o come nell’Induismo sia considerato un maestro spirituale. In India nei templi è facile trovare raffigurazioni di Gesù e anche di Maria. Nel Buddismo Gesù è indicato come esempio di «bodhisattva» per la sua compassione e il suo cammino di liberazione. Tornando all’Islam, nel Corano la Madonna è l’unica donna citata oltre alle mogli di Maometto e il suo nome c’è più volte che nei Vangeli. Che bello sarebbe sentire la notizia di una scuola in cui i bambini cattolici prendessero per mano i loro compagni islamici e davanti al presepio leggessero gli uni le sacre scritture degli altri, scoprendo sintonia nella diversità.