La Societas Raffaello Sanzio mette in scena Marsiglia

Biancore abbacinante. È questo il ricordo più immediato ripensando al lavoro della Societas Raffaello Sanzio presentato l’anno scorso dal Romaeuropa Festival all’Auditorium: BR.#04 Bruxelles/Brussel, quarto episodio del poderoso ciclo intitolato Tragedia Endogonidia che adesso si riaffaccia sulla ribalta capitolina - complice sempre la manifestazione diretta da Monique Vaute - con una sua nuova, attesissima, filiazione. Considerabile un’ulteriore tappa (la decima) dell’articolato viaggio dentro la contemporaneità della tragedia (o la tragicità del contemporaneo) che il gruppo romagnolo ha intrapreso anni fa, nell’intento di toccare diverse città europee per assurgerle a sottofondo (e contenuto) di immagini e provocazioni odierne fortemente simboliche. Stavolta la città in questione è Marsiglia e lo spettacolo che la racconta, M.#10 Marseille (ideato e diretto da Romeo Castellucci e Chiara Guidi, musiche di Scott Gibbons), si preannuncia come l’episodio più enigmatico e misterioso dell’intero progetto: un luogo magmatico di luce e buio cosmico dove «masse gassose, liquide o solide, ammantate di colore, si organizzano e duellano tra loro come personaggi». Dunque, non ci sono presenze attoriali né dialoghi in questa visione primordiale che, similmente a quanto succedeva in alcuni frammenti della Crescita dedicata a Milano, trasforma la materia stessa vivente in elemento essenziale della rappresentazione. Unica connotazione umana riconoscibile: una voce di donna (Lavinia Bertotti) che canta per opporsi al nulla. In questo universo deflagrante ma muto, la solitudine dell’uomo è assoluta, definitiva.

E allora «di fronte alla visione, fusa con la sua incomprensione, si alza una donna che canta. Il canto è voce che fronteggia il silenzio; è linguaggio che fronteggia la domanda sul fondamento della vita». Da oggi a domenica al teatro Valle. Info: 800.795.525.

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