Noi, europei senza più sogni, cosa lasciamo ai nostri figli? Noi, sopravvissuti alle macerie della guerra avevamo un sogno: l'Europa e la pace, l'Europa e la cultura che unisce nel rispetto delle differenze. Una civiltà si riconosce dei suoi simboli, e quelli di oggi, i nostri europei, si sono sbiaditi per l'uso di troppi compromessi, per troppe disattenzioni ai valori costitutivi della nostra tradizione. Il sogno europeo di un tempo lontano è diventato una realtà che sta inutilmente stretta ai giovani d'oggi. Un ragazzo che sa vivere con intelligenza i suoi anni si sente un cittadino del mondo, sa usare Internet connettendosi con i suoi coetanei di New York o di Tokyo, viaggia con disinvoltura, quasi fosse la cosa più naturale, tra l'Australia e il Sud America. L'Europa è per lui una piccola cosa, ma lì ci sono le sue radici, il senso della sua appartenenza a una storia di grande cultura. Oggi viviamo lo sradicamento della nostra tradizione perché lentamente, implacabilmente ce ne siamo disinnamorati.
Così, per accogliere "gli altri" dimentichiamo noi stessi, per includere si esclude: si osservi cosa sta accadendo adesso, nei giorni di Natale. Il presepe, anziché un luminoso significato simbolico dell'appartenenza a una civiltà, sembra invece un segno ostile che emargina le altre religioni: allora lo si cancella come se questo provvedimento rappresentasse il modo più rispettoso per accogliere le altre fedi, come se questa decisione venisse presa nel nome e nel rispetto di uno Stato laico.
Ma la laicità che nasce da una visione illuminista della storia ha sempre cercato nel dialogo l'inclusione delle differenze e non l'esclusione di una parte per ammettere le altre, proprio perché doveva essere evitato il rischio di una dittatura delle minoranze attraverso lo sradicamento del tessuto sociale della comunità che le accoglie. Questo è uno degli argomenti della straordinaria riflessione che fece Papa Ratzinger a Ratisbona.
La nostra civiltà europea si è sviluppata accogliendo popoli di lingue e usanze diverse, modificando e ampliando i diritti civili, ma ciò è stato possibile finché si è creduto profondamente nei valori della nostra tradizione, finché l'Europa ha cercato di realizzare il suo sogno, finché essa non è rimasta intrappolata nella rete della sua burocrazia, nei suoi inutili bizantinismi economici, nella sua ideologia green. Da questo torpore l'ha svegliata il presidente degli Stati Uniti con affermazioni secche, inattese, perturbanti Molto efficace osservando le reazioni dei capi europei che, ad esempio, per anni non sono stati in grado di mettere in campo una diplomazia capace di fermare la guerra in Ucraina. E, ora, l'iniziativa diplomatica che sta portando avanti Giorgia Meloni, tessendo la tela complessa con Trump e i presidenti degli Stati d'Europa si scontra con le critiche della sinistra che vedono nel lavoro della nostra presidente il tentativo di far rinascere i nazionalismi di un tempo. Piuttosto sta cercando di far rinascere l'Europa, rivendicando le radici della nostra identità che, abbandonate, hanno aperto le porte al declino europeo.
La laicità di uno Stato non può dimenticare la sua storia, è orgogliosa di essa, e questa forte consapevolezza è ciò che gli può consentire di accogliere con amore gli altri in un'Europa diversa che non scorda il sogno di un tempo.