da Parigi
La dolce ala della poesia atterra sulle passerelle di Parigi grazie alle indimenticabili sfilate di Alexander McQueen per il marchio che porta il suo nome e Antonio Marras per Kenzo. Finalmente nel cielo della moda volano autentiche emozioni personali che liberano la creatività degli stilisti dalla gabbia di un marketing senzanima. Dello stesso segno leccellente lavoro di Marc Audibet che da tre mesi è consulente artistico della storica maison Vionnet e ieri ha presentato alcuni modelli da sera pieni di grazia, mistero, magia.
McQueen ha dedicato la collezione della prossima estate alla memoria di Isabella Blow, leccentrica giornalista inglese morta suicida a 48 anni lo scorso 6 maggio. Mentore e musa di grandi visionari come Philip Treacy che fa cappelli a dir poco spettacolari, Izzie (così la chiamavano gli amici) nel lontano 1992 comprò a rate settimanali tutti i modelli creati da McQueen per lo show di fine anno della Saint Martin School di Londra. Quella somma, 5.000 sterline in tutto, gli permise di mantenersi e lavorare fino a diventare uno dei più quotati designer del mondo. «Impossibile dimenticare una donna così generosa anche perché aveva promesso di lasciarmi la sua testa e di tornare tutte le mattine per chiedermi cosa stavo pensando» ha confidato agli intimi poco prima di far sfilare una serie di capi con un meraviglioso filo conduttore: le ali degli angeli. Cerano superbi tailleur sartoriali principe di Galles, incredibili modelli quadrimensionali che ricordavano i videogiochi degli Avatar medioevali e, soprattutto, gli spettacolari abiti da sera interamente coperti da piume di colibrì rosa-nuvola, azzurro-cielo, bianco e nero. Tutto era poetico, struggente e delicato a cominciare dallidea di sfiorare in rosso-sangue la candida ala-rever di un vestito nero come loblio.
Marras si è invece ispirato a Fitzcarraldo, grandioso film di Werner Herzog sulla storia vera del melomane Brian Sweeny Fitzgerald che voleva costruire un teatro dellopera a Manaus per far cantare Enrico Caruso nel bel mezzo della foresta amazzonica. Così anche sulla passerella di Kenzo compaiono le ali e innumerevoli piume tinte però negli sgargianti colori degli uccelli tropicali oltre che glassate per riprodurre leffetto-pioggia. «Sono penne di gallina mentre per i capi in pelle ho utilizzato anguille o pesci: animali che rientrano nella catena alimentare» ha detto ladorabile stilista sardo. I deliziosi abitini scampatati, gli scamiciati portati sulla pelle nuda, le gonne a righe e i costumi da bagno lavorati alluncinetto avevano gli stessi violenti contrasti cromatici di quel paradiso a rischio destinzione. Non a caso sulle scarpe comparivano le borchie dei conquistadores anche se tutto il lavoro stilistico ruotava sullincontro tra grafico e geografico.
Anche la bella collezione disegnata da Jean-Paul Gaultier per Hermès arrivava da lontano ovvero dallIndia dei marajà colorata e lussuosa come non mai. Antonio Berardi sispira al Giappone per costruire i suoi modelli di puro design tra cui le incredibili scarpe altissime anche se prive di tacco perché il piede appoggia solo sulla punta a plateau e su una tomaia dacciaio.
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