Il sogno scozzese a Genova che lanciò lo stile Coppedè

Il sogno di un ricco uomo d'affari, realizzato tra il 1897 e il 1905 da un giovane architetto alla sua prima opera. È il maniero eccentrico e sontuoso, protagonista del bel volume «Il Castello Mackenzie a Genova, l'esordio di Gino Coppedè», a cura di Gianni Bozzo e Matteo Cambi, che offre al lettore approfondimenti e punti di vista di un gruppo di studiosi insieme a suggestive immagini a colori, da ammirare ad ogni pagina. Emerge la personalità del committente, Evan Mackenzie, poliedrico assicuratore figlio di un nobile scozzese e di una principessa serba, nato e cresciuto a Firenze, collezionista di testi danteschi, appassionato di arte medievale, desideroso di una dimora adatta a testimoniare il suo prestigio sociale ed esprimere i suoi interessi culturali.
Tra via Cabella e le Antiche Mura di San Bartolomeo, sull'altura che scende dal Righi verso piazza Manin, l'architetto Gino Coppedè ricrea un fantastico medioevo quattrocentesco in un complesso che, inglobando la villa preesistente, arriva ad estendersi su un'area di 4mila metri quadrati, tra edificio, parco e giardino. L'opera d'arte fa subito discutere per l'audace accostamento di stili diversi tra passato e presente, dal gotico al liberty, e per la sovrabbondanza decorativa. Altissima la qualità del lavoro artigianale. «Anche se ci si astiene dal qualificarlo come capolavoro - scrive l'architetto Bozzo - è un esemplare estremamente significativo, direi emblematico, dell'epoca in cui sorse», un'epoca che apprezzava l'architettura eclettica, di cui il libro presenta numerosi esempi in Liguria ed altre parti d'Italia.
Ampio spazio è dedicato a scoprire le caratteristiche che contribuiscono al fascino del castello, nell'insieme e nei particolari: dal legno intagliato e dipinto dei soffitti al vetro piombato delle finestre, dalla grandiosità dell'atrio al portastendardo a foggia di drago alato, dalla biblioteca alla collezione di marmi, dalle grotte artificiali alle mura merlate, alle torrette, ai cortili.
E c’è un lieto fine, che la pubblicazione del volume intende festeggiare. Dopo un lungo periodo di decadenza e abbandono, il maniero viene acquistato alla fine degli anni Ottanta dall'americano Mitchell Wolfson, come contenitore per le sue collezioni d'arte. Completato il restauro degli esterni, nel 2002 Wolfson cede il complesso a Marcello Cambi, già al lavoro come restauratore delle parti lignee. Il Mackenzie ritrova così un proprietario innamorato, che non esita, in pieno accordo con la Soprintendenza dei Beni Architettonici e per il Paesaggio della Liguria, ad affrontare «l'avventura e la sfida del restauro e della conduzione».

Per adibirlo a sede della sua casa d'aste d'antiquariato e a residenza della famiglia, riaprendo al pubblico il complesso del castello con il suo parco.
«Il Castello Mackenzie a Genova, l'esordio di Gino Coppedè», a cura di Gianni Bozzo e Matteo Cambi, Silvana Editoriale, pagg. 288, euro 45.

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