Il sogno spezzato di Elisa e Cosimo

Roma«Si sarebbero dovuti sposare tra poco», dice sottovoce una cugina andata a far visita a Cosimo, il ragazzo che ieri mattina è rimasto ferito nell’esplosione mentre faceva la doccia. Si è salvato per questo, la sua ragazza, in camera è invece morta. Già, la tragedia di Casal Brunori è anche la storia di un sogno infranto, di una coppia distrutta: Cosimo Marano, 33 anni, ed Elisa Castoldi, 27 anni, vivevano insieme da 7 mesi.
«Stavo lavandomi prima di andare a lavorare e ho sentito il botto, e poi che tutto mi franava sotto i piedi», racconta Cosimo. Il giovane spiega anche di non aver avvertito prima nessun odore di gas e aggiunge: «È stato terribile». Il loro era un rapporto solido, durava da tre anni ed Elisa si era trasferita a Roma da Vercelli proprio per andare a convivere con Cosimo a casa dei genitori di lui. «Non avevano ancora stabilito la data delle nozze - dice la cugina - ma aspettavano di sistemarsi con un lavoro migliore e una casa propria». Cosimo ed Elisa infatti lavoravano entrambi nel bar gestito dal padre del giovane, a Centocelle, ma stavano cercando un’occupazione migliore. Il padre di Cosimo, Gaetano, 72 anni, ieri si è salvato perché era già uscito da casa per andare ad aprire il bar a Centocelle, un quartiere abbastanza lontano da Casal Brunori. Quando ha saputo della morte delle sua fidanzata, per voce dei suoi familiari e con l’ausilio di una psicologa, Cosimo dal lettino dell’ospedale si è messo a piangere e, raccontano i parenti, dato che era sotto sedativi non ha avuto la forza di dire niente. Tra l’altro, anche la seconda vittima, Luisa Verdiglione, era imparentata con Cosimo: era la ex moglie di un suo cugino.
«La ragazza sembrava ancora viva quando siamo arrivati qui davanti - racconta Rosa, tra i primi soccorritori -. Il corpo era sotto una caldaia in fiamme, il viso irriconoscibile. Avevamo appena aperto il negozio (un bar-pasticceria a poche decine di metri dal palazzo sventrato dall’esplosione, ndr) quando abbiamo sentito il boato.

Gli appartamenti al primo piano - continua Rosa - non avevano più le pareti; calcinacci, vetri e pezzi di cemento sparsi ovunque. E poi un uomo che urlava». «Abbiamo pensato al terremoto - racconta, invece, Andrea Bazzuchi, 25 anni, che abita a 500 metri dal luogo del disastro. Una cosa da far tremare i polsi».

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