Politica

Soldi Ue a Nomisma, siluro al Prof

La Commissione rivela: tra il ’99 e il 2004, 64 incarichi per 8,4 milioni di euro. Interrogazione di Zappalà sul ruolo di De Castro

Alessandro M. Caprettini

da Roma

Di Angelo Rovati dice che «non sapeva». Ma delle manovre di Paolo Di Castro, già suo consulente alla presidenza Ue e oggi ministro del suo governo all’Agricoltura era o conoscenza o no? Proprio mentre si affanna a respingere migliaia di strali sul caso Telecom, su Romano Prodi piomba un nuovo siluro targato Bruxelles.
In risposta a una interrogazione vecchia di mesi, presentata da Stefano Zappalà, presidente delle commissione Libertà e Giustizia (Forza Italia) giunge infatti la risposta del commissario lituano al Bilancio Dalia Grybauskaite che spiattella come a Nomisma, società fondata da Prodi nel lontano ’81, siano stati assegnati nel periodo 1999-2004 ben «64 contratti specifici» per un valore complessivo di ben «8,4 milioni di euro». Prodi non c’entra nulla: si è dimesso da presidente del comitato scientifico fin dal ’95, quando decise il suo ingresso in politica, potranno sostenere i difensori del Professore, come fece proprio De Castro quando, un paio d’anni fa, spuntarono i finanziamenti miliardari di Calisto Tanzi a Nomisma.
Peccato però che stavolta le cose prendano un’altra piega. Perchè proprio nel 2000, Prodi chiamò De Castro al suo fianco a Bruxelles - come consulente per l’agricoltura - tanto da suscitare non pochi malumori nell’entourage della Commissione per il suo ruolo non previsto. E giusto all’inizio del 2001 lo stesso De Castro divenne presidente di Nomisma, incarico che mantenne fino al 2004, anno in cui termina, almeno fin qui, l’elenco dei contratti strappati dall’istituto di ricerca bolognese a palazzo Breydel. Zappalà, l’eurodeputato azzurro che ha sollevato il problema, attendeva risposta da mesi. All’inizio dell’anno aveva riproposto gli interrogativi: quanti contratti ha avuto Nomisma dal ’99 a oggi? Risulta che Prodi era ancora in qualche modo collegato all’istituto? La Commissione, di norma, attribuisce incarichi a società aventi rapporti con i suoi membri? Silenzio prima di una breve e anodina replica ad aprile. In cui la commissaria lituana, che per inciso è cintura nera di karate, si limitava a far presente come fosse complesso andare a cercare i contratti in questione e come Prodi, nella dichiarazione fornita all’atto di insediamento a presidente Ue, non avesse fatto alcun riferimento a Nomisma.
Poi a sorpresa, pochi giorni prima dello scorso Ferragosto, a Zappalà è giunta in casella una breve risposta scritta delle stessa commissaria al bilancio. 64 i contratti ottenuti da Nomisma nel periodo 1999-2004 di cui 1 dalla direzione allargamento, 2 dall’informazione, 2 dalla ricerca e 59 dall’ufficio degli aiuti ai paesi in via di sviluppo. «I relativi pagamenti - chiudeva la nota di risposta del commissario lituano spedita nel bel mezzo delle ferie estive dell’Europarlamento - ammontano a un totale di 8,4 milioni di euro». E a questo punto Zappalà torna in pista più deciso che mai a capire come siano andate le cose e in una nuova interrogazione chiede: De Castro ha ricoperto ruoli nella commissione Prodi nel periodo ’99-2004 in modo diretto o indiretto? E se risultasse che l’attuale ministro dell’Agricoltura italiano abbia avuto un ruolo nella Commissione fino al 31 dicembre del 2000 per poi divenire dal 1º gennaio 2001 presidente di Nomisma, non si dovrebbe accertare se non siano stati violati principi e disposizioni comunitarie? E ancora, in base al principio di trasparenza non è il caso di investigare ulteriormente sugli eventuali legami tra Prodi e la società di ricerche bolognese?
In attesa di nuove repliche resta il fatto che l’ammissione della Grybauskaite sui contratti a Nomisma è molto grave. A parecchi risulta che De Castro occupasse un ufficio a fianco di quello di Prodi a Bruxelles. Ed è ufficiale la sua nomina a presidente Nomisma dall’inizio del 2001.

Ce n’è abbastanza per poter aprire una indagine a largo raggio per capire se Prodi e De Castro abbiano sfruttato la loro posizione per spillare contratti alla Ue.

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