La solitudine della «provincia» nell’arte di Annalisa Pirovano

La formazione artistica della giovane pittrice Annalisa Pirovano, che espone da oggi fino all’11 aprile alla Galleria Obraz (vicolo dei Lavandai 4, www.obraz.it, 02-87394007) emerge chiaramente dalle opere: ha studiato scenografia all’Accademia di Brera, e si vede dal modo in cui studia gli spazi dove inserire le «sue» persone. Tele ampie, che raffigurano interni, stanze, in cui le misure sono accuratamente calcolate prima d’intingere il pennello nel colore (sono tutti oli su tela). Quadri che raffigurano la solitudine pazza e acerba della provincia: donne sole, di una tranquillità che trapela isteria, occhiali che poggiano «distrattamente» su un enorme coltello da cucina, o conviti famigliari, lui e lei seduti a tavola davanti alla tv: ma lo schermo è solo luce, non si vede alcuna immagine, e i piatti sono vuoti. Niente da mangiare e niente da vedere. Una provincia che, in case perfettamente pulite e ordinate, nasconde un’umanità pericolosa a se stessa. «L’idea per questi lavori mi è venuta per la strage di Erba. Io vengo da là, sono rimasta molto impressionata - racconta l’artista -. E’ come se la tv fosse un pozzo che risucchia tutto, sono scene di follia: influenzati da ciò che vedono, e per avere anch’essi uno spazio nei media, le persone tirano fuori il delitto». Ritratti di ragazze che stanno per prendere cocaina, «Natura morta» (anche il titolo riveste una certa importanza).

Giovani donne sole in sala da pranzo, che stanno per tagliarsi il naso con una grande forbice («Bagliori»). «C’è una continuità fra i soggetti e i luoghi ritratti»: per tutta la serie o quasi, le stesse persone si muovono in una sola casa. Come a dire: è un mondo apparentemente piccolo, ma di cui fanno parte molte persone.

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