Cronache

Solo lo scambio di poltrone porta tregua nel Pd

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Solo lo scambio di poltrone porta tregua nel Pd

Renata Canini da Imperia alla Asl3, Genova. La scelta che più ha spaccato il Pd ligure nel gioco delle poltrone sulla Sanità è ormai stata digerita anche dalla componente Margherita che non voleva lasciare spazio alla manager fortissimamente voluta dall’assessore Claudio Montaldo. Tutto a posto perché i centristi avrebbero incassato, come contropartita, la poltrona della Asl1, Imperia. Andrà al genovese, per par condicio del pendolarismo e dei rimborsi spese di viaggio, Pippo Rossetti, già assessore del Ppi a Genova e poi direttore della casa di riposo comunale Doria. Tutto con buona pace delle dichiarazioni di Claudio Burlando che da sempre assicura come le nomine nella sanità non tengano in alcun conto dei giochi politici e di equilibri tra tessere.
Ma con l’accordo sulle Asl non è certo finita la guerra nella maggioranza e nel Pd in particolare. Victor Rasetto, segretario genovese del Pd, ieri ha risposto piccato alle dichiarazioni di Massimiliano Costa, vicepresidente della Regione, compagno di partito ma area Margherita. «Il partito non è allo sfascio; c'è chi tutti giorni fatica per costruirlo e chi invece mira a sfasciarlo - attacca Rasetto - La misura è colma: coloro che in questi giorni sparano sul presidente della Regione e sul segretario regionale per ottenere qualche posto in più nelle Asl, dimostrano che non sono mai entrati in quelli che dovrebbero essere i metodi e lo spirito del Pd. Compito di un partito è altro, è quello di discutere e linee strategiche e le priorità della sanità ligure, non scegliere i direttori generali delle Asl, scelta che spetta alle istituzioni e che andrebbe fatta sul merito e capacità, sui risultati ottenuti e non sulle appartenenze o amicizie».
L’ultimo, ma solo in ordine di tempo, motivo di scontro interno alla sinistra è esploso ieri in consiglio regionale dove è stata ritirata la legge Vesco sul lavoro. L’assessore del Pdci ha subito un duro colpo al termine di lunghe trattative anche in sede di riunione dei capigruppo. Soprattutto per i tiri incrociati della maggioranza la legge non è stata approvata e quindi Vesco non potrà usare gli 850mila euro previsti, tra i quali anche l’introduzione del salario sociale e altre norme che andavano in direzione opposta alla legge Biagi.

I soldi resteranno «in economia», cioè potranno essere ridestinati dalla Regione.

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