Mogadiscio - L’aviazione Usa ha lanciato tre
missili contro la città somala di Dhoble, sei chilometri dal confine con il Kenya, distruggendo una casa.
Stando a quanto hanno riferito alcuni abitanti e fonti della polizia, il raid aereo ha causato il ferimento
grave di otto persone, tra cui quattro bambini, mentre un leader locale Abdullahi Sheikh Duale ha riferito
di quattro civili uccisi. Altre fonti parlano di sei persone intrappolate sotto le macerie di una casa. "Ci siamo svegliati per il grande botto e quando siamo usciti di casa abbiamo trovato la casa del
nostro vicino completamente distrutta, come se non fosse mai esistita", ha detto all’Associated Press
un abitante, Fatuma Abdullahi.
Un agente di polizia che si è presentato con il solo nome Siyad ha precisato
che i feriti sono stati raggiunti da schegge e che il raid è stato condotto da aerei militari.
Il bombardamento è stato confermato anche dal portavoce del movimento islamico Muktar Robow:
"«Posso confermare che gli americani hanno bombardato il villaggio e hanno colpito obiettivi civili,
pensando che offrissero un rifugio agli islamici". "Hanno utilizzato un AC-130 - ha precisato Robow - i
miei uomini mi hanno detto che era un AC-130, lo stesso tipo di aereo che ci ha bombardato l’ultima
volta".
Caccia ai terroristi L’aviazione Usa ha già preso di mira terroristi islamici nel sud della Somalia all’inizio del 2007, durante l’offensiva lanciata dalle truppe etiopi contro le Corti islamiche che controllavano da circa sei mesi gran parte della zona centro-meridionale del paese. Stando a quanto precisato dal leader locale Ahmed Nur Dalab, ieri un leader delle Corti islamiche, Hassan Turki, era in città per mediare tra i suoi combattenti e una milizia fedele al governo. Le Corti hanno assunto il controllo della città la scorsa settimana, ma da mesi gli islamici sono presenti nel sud del paese.
Campi di addestramento Lo scorso settembre, l’emittente araba al Jazeera entrò in un campo di addestramento militare al confine tra Kenya e Somalia gestito propro da Turki, ricercato dagli Stati Uniti per gli attentati del 1998 alle ambasciate Usa in Kenya e in Tanzania. "Siamo in guerra - disse Turki ad al Jazeera - il sud è il centro del campo di battaglia, dove i combattenti vengono addestrati ed equipaggiati per la battaglia. Progettiamo qui le nostre operazioni per continuare a combattere".
Turki, capo militare Hassan Turki, che oltre a essere il capo militare islamico, è anche leader tribale del gruppo dei Darog Ogadeni, che abita tutta l’area sud della Somalia, così come quella confinante del nord del Kenya. La doppia posizione di Turki gli conferisce un grande potere nella regione. Proprio a Dhobley all’inizio del 2007 ci furono altri due o tre bombardamenti americani dopo che alla fine del 2006 le truppe etiopiche avevano messo in fuga quelle delle milizia islamiche, che controllavano buona parte del Paese. Molti di questi miliziani avevano cercato rifugio nel Sud, che tra l’altro è una delle pochissime zone boscose della Somalia e dove è quindi relativamente più facile mimetizzarsi. Voci concordi e degne di fede, anche se mai confermate, parlarono anche di uno sbarco di soldati statunitensi che dettero man forte agli etiopi nella caccia ai terroristi.
Si spara a Mogadiscio Ancora oggi quasi tutta quella regione, il cui principale centro è l’importante porto di Chisimaio, è in larga misura controllata dagli islamici, o comunque da gruppi contrari al governo federale di transizione somalo (Tfg) e agli etiopici, senza le cui truppe il Tfg non sopravviverebbe a lungo.
Intanto anche a Mogadiscio continuano feroci i combattimenti. Secondo fonti concordi, nel fine settimana in combattimenti tra insorti islamici e truppe governative ed etiopiche si sono contati almeno una quarantina di morti. In larga misura civili.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.