Il sondaggista: «Anche qui vincerebbero i no La gente si sente sotto assedio»

RomaGli svizzeri hanno detto no ai minareti. E gli italiani? Farebbero altrettanto. I segnali di una forte preoccupazione che attraversa l’opinione pubblica anche nel nostro Paese rispetto a una «invasione» da parte dei simboli islamici sono chiarissimi. A dirlo è il presidente dell’istituto di sondaggi Ipsos, Nando Pagnoncelli, che si dice certo dell’esito di un eventuale referendum analogo a quello appena tenuto nella Confederazione elvetica.
«La forte sensazione è che il risultato di una eventuale consultazione popolare su questo argomento possa essere molto vicino a quello rilevato in Svizzera», dice Pagnoncelli al quotidiano online Affaritaliani.it. Ovviamente Pagnoncelli basa le sue convinzioni sui risultati ottenuti dai suoi sondaggi più recenti sempre su questioni inerenti ai simboli religiosi.
«Recentemente abbiamo realizzato un sondaggio sul crocifisso e sull’uso del velo - prosegue -. Dai dati è emerso il desiderio di mantenere il crocifisso nelle aule scolastiche e contemporaneamente, una maggiore severità contro il mantenimento del velo nelle classi per le credenti islamiche». La percezione di una sorta di assedio o di accerchiamento non riguarda la vita quotidiana ma proprio i simboli propri di ogni fede religiosa. «In generale il tema dell’islam e dell’immigrazione suscita preoccupazione e in alcuni casi anche allarme sociale, in quanto c’è la percezione di fanatismo - spiega Pagnoncelli -. Ma nella quotidianità riscontriamo che gli atteggiamenti dei cittadini sono diversi e di maggiore accettazione e di minore allarme».
Ma che cosa accadrebbe se venissero accolte le richieste della Lega, che chiede con forza un referendum sui minareti? Per Pagnoncelli «dipenderebbe molto anche dallo schieramento delle forze politiche. E quindi al nord, dove è forte la Lega, sarebbe probabilmente maggiore il consenso contro la costruzione di minareti».
Ma che gli italiani siano preoccupati non lo dicono soltanto i sondaggi di Pagnoncelli. Anche perché mentre a Roma convivono il Vaticano e la più grande moschea d’Europa è stata la Corte dei diritti europea a chiedere all’Italia di togliere dalle aule scolastiche e in generale dai luoghi pubblici un simbolo che è parte integrante dell’identità dell’intero Occidente, il crocifisso, perché ritenuto «fastidioso» per i non cristiani. Una sentenza che in Italia non è stata condivisa da nessuno, a parte una minoranza formata da atei e fondamentalisti. Gli stessi islamici moderati hanno riconosciuto che il crocifisso non può dare fastidio a nessuno. Interpellati da Renato Mannheimer i cittadini italiani si sono detti per l’84 per cento favorevoli all’esposizione del crocifisso nelle aule. E non è che l’84 per cento degli italiani vada a messa tutte le domeniche. È appunto una questione di simboli. Anche su Facebook è nato un gruppo per dire «Si al crocifisso nelle scuole» che conta più di centomila adesioni.


Una recente indagine della Camera di Commercio aveva rivelato come il 59,3 per cento dei milanesi ritenesse giusto tollerare tutti i simboli religiosi, indistintamente: dal crocifisso al velo islamico. Ma di fronte all’ipotesi di aprire una moschea a Milano il 67,5 per cento si era detto contrario.

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