Potremmo chiamarlo «teatro di identificazione». Non quindi di semplice interpretazione, e neppure di intensa e totale immedesimazione, come prescritto dal grande Stanisvlaskij. Sempre più spesso gli attori e i registi, ma soprattutto gli attori che assolvono anche al compito della scrittura drammaturgica e della regia,creano spettacoli in cui tentano audaci e virtuosistiche sovrapposizioni con celebri star del passato. Una settimana fa, sul palco dellElfo Puccini, Giuseppe Battiston ci ha mostrato in «Orson Wells Roast» la sua prodigiosa e un po inquietante trasformazione nel regista di Quarto Potere. Stasera e fino a domenica 18 aprile, nella Sala Anima del Franco Parenti, Riccardo Castagnari, regista e interprete di «Quince Marlene D. The Legend» (la pièce vincitrice a Parigi del MARIUS 2009, il premio per il miglior spettacolo musicale dellanno), si tramuterà nella diva dell«Angelo Azzurro»: la fatale, disinvolta ed enigmatica Marlene Dietrich. A differenza di Battiston e del suo letterale «corpo a corpo con il personaggio», si farà però aiutare in questa azzardata impresa da una sorta di «intermediario drammaturgico», un personaggio inventato e interpretato dallo stesso Castagnari, che in scena compare con il nome di Quince (scaturito dallassemblaggio fra i termini inglesi «queen», regina, e «prince», principe). È questo alter ego dellautore, non appena si alza il sipario, a palesarsi con addosso un abito color avorio e in mano limmancabile sigaretta con il bocchino. È lui a cantare le più belle canzoni del repertorio della diva e a rievocare il suo talento, la sua durezza, il suo cinismo, la sua androginia e la sua perfetta adesione a quel mito che lei stessa ha minuziosamente costruito. A un certo punto dello spettacolo, Quince sente il bisogno di parlare di sé, di raccontare il suo rapporto con la figura adorata di cui sta squadernando al pubblico le peripezie, i vizi e principalmente le virtù. Non è che una parentesi: dopo il racconto di un frammento biografico di questo singolare «metapersonaggio», la pièce riprende il suo corso celebrativo. Ma può bastare per capire il punto di intersezione fra lattore-autore, il suo intermediario e il suo oggetto devocazione.
E soprattutto per intuire il senso di un teatro che indaga, ancor più che sullidentità della star presa di mira, su quella delluomo di spettacolo: sulla sua capacità di rappresentare in modo esaustivo, assoluto, sulla sua abilità, se non nel sostituire, perlomeno nel replicare fedelmente la vita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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