Settemilanovecento rom che vivono ufficialmente nei campi nella capitale. Il dato che, se fosse vero, farebbe tirare ai romani un sospiro di sollievo, è stato certificato dal Gris (Gruppo Immigrati e Salute), che rileva anche la presenza di 34 insediamenti. «La maggior parte dei rom vive segregata nei campi-sosta temporanei - si legge nel rapporto della Regione Lazio elaborato da Eurispes - in condizioni di degrado, e con il minimo delle infrastrutture». Nello stesso rapporto, sulla spesa sociale, emerge che nel Lazio le risorse sono impiegate nella maggior parte dei casi nellarea di «immigrati e nomadi» (67 per cento) e la spesa assistenziale in favore degli anziani ha unincidenza marginale pari al 2,8 per cento del totale».
Ma evidentemente i nomadi non si accontentano. Domani alle 20, Stalker, «osservatorio Nomade», dà appuntamento ai romani sulla riva sinistra del Tevere sotto ponte Garibaldi, per trascorrere una notte allaria aperta al fianco dei centinaia di senzatetto della capitale, per dire «no» ai villaggi della solidarietà e al Patto di sicurezza Amato-Veltroni.
A lanciare lappello è Francesco Careri, di Stalker, che ieri mattina ha organizzato una conferenza stampa per promuovere liniziativa di cui è coordinatore: «Sogno di una notte di mezza estate». «Siamo cittadini indignati per quello che abbiamo visto», ha dichiarato Careri che dal 15 marzo, assieme agli studenti del corso di Arti Civiche della facoltà di Architettura di Roma Tre, ha organizzato delle passeggiate lungo gli argini del Tevere, da Ostia e Fiumicino fino a Settebagni, per conoscere e testimoniare le condizioni di vita negli habitat informali sorti lungo il fiume.
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