La sorpresa Spesa dai... cistercensi

Paradossi romani: dove anticamente si celebravano sanguinosi spettacoli per l’effeminatissimo e dissoluto imperatore Eliogabalo, (203-222 d.C.), oggi nascono le zucchine e i cavolfiori amorevolmente coltivati dai Cistercensi, i religiosi appartenenti al più pauperista tra gli ordini monastici. In questo luogo speciale, persino un’azione banale come il fare la spesa si può trasformare nella visita in uno splendido giardino, costruito secondo gentili simbologie teologiche.
È l’orto della basilica di Santa Croce in Gerusalemme, un’oasi di verde nel traffico di Roma, dove un piccolo spaccio offre al pubblico frutta e verdura rigorosamente biologica e appena colta. L’orto, recuperato da pochi anni, si trova perfettamente iscritto all’interno delle mura ellittiche dell’Anfiteatro Castrense. Risalente all’inizio del III secolo, questo fratello minore del Colosseo, circa 3500 posti, ospitava gli intrattenimenti del giovane imperatore di origine siriana il quale vi faceva combattere in quell’arena i suoi stessi pretoriani contro le belve feroci. Inglobato dalle mura Aureliane, l’anfiteatro fu poi sfruttato a lungo come cava, ma un’antica stampa dimostra come fino alla metà del XVI secolo, epoca in cui giunsero i Cistercensi, conservasse ancora i due ordini superiori.
I monaci destinarono il terreno che si era accumulato nella cavea nel corso dei secoli, alla coltivazione di un orto che, secondo la tradizione medievale, doveva servirsi delle realtà terrene per mostrare quelle del Paradiso. Così, la vasca rotonda al centro dell’orto rappresenta Gesù Cristo, giacché simboleggia allo stesso tempo l’Ostia e il fonte battesimale; i quattro viali a croce sono i fiumi del racconto biblico; gli alberi da frutto rimandano all’albero della vita e della conoscenza, l’alloro sempreverde è simbolo di eternità. La palma è immagine del martirio; l’ulivo testimonia la pace fra Dio e gli uomini e la vite è il più classico attributo eucaristico («Io sono la vera vite»). Il limone, anticamente ritenuto antidoto contro i veleni, è albero dedicato alla Vergine, che schiacciò il Serpente sotto il suo piede. La fragola, dalle piccole foglie tripartite, allude alla Trinità, e il melograno, rosso fuoco e ricco di semi, in mano a Gesù Bambino diviene simbolo di amore ardente e Resurrezione.

Ma tra i filari, spuntano anche le più prosaiche insalate, i carciofi, i legumi, destinati all’alimentazione dei monaci e alla vendita, per il sostentamento dell’abbazia che conserva le reliquie della vera Croce. Prenotazione visite 067014769/103.

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