Roma

Sotto esame il sangue trovato nella villa degli orrori

A tre mesi dalla scomparsa, a Gradoli, di Tatiana Ceoban e della figlia Elena, 36 e 13 anni, effettuato l’incidente probatorio sul sangue trovato nella villa degli orrori, ovvero nell’abitazione in località Cannicelle dove sarebbe avvenuto il duplice omicidio. A richiederlo, il pm Renzo Petroselli, titolare dell’inchiesta, per acquisire definitivamente la prova che le macchie rilevate dal Ris siano effettivamente di sangue e che appartengano senza dubbi a Tatiana. Non solo. Oltre alle tre tracce evidenti, su una parete, dietro il battiscopa, sul pomello della porta della cucina, gli esperti dovranno stabilire a chi siano da attribuire quelle latenti, rinvenute in vari ambienti dell’abitazione per mezzo del Luminol, reagente chimico in grado di mostrare ciò che l’occhio umano non riesce a vedere. Come la presenza di varechina, usata per cancellare i segni della mattanza.
«Una perizia - si legge sull’ordinanza richiesta dal pm - chimico-biologico-genetica per la determinazione della natura di tutte le tracce individuate (…) presso l’abitazione in via Cannicelle 46 (…), perizia finalizzata altresì per le tracce che sono state e saranno individuate come sangue umano, all’estrazione del Dna e alla comparazione sia con quello dei reperti, sia con quello riferibile a una o a entrambe le vittime o ad altri soggetti diversi». Se l’esame confermerà i primi riscontri, cioè solo sangue della donna, che fine avrebbe fatto la 13enne? Dove e in che modo sarebbe stata uccisa? Domande alle quali Paolo Esposito, l’elettricista di 40 anni in carcere dal primo luglio, e la sua amante Ala Ceoban, 24 anni, sorella di Tania, nonché zia di Elena, non hanno dato risposta durante il confronto a due di lunedì in Procura.


Secondo l’accusa Ala, in concorso con Paolo che avrebbe agito materialmente, istigando, fomentando, preordinando l’azione e promettendo aiuto e collaborazione prima dell’evento, aiuto poi effettivamente prestato per cancellare le tracce del delitto e occultare i cadaveri delle vittime, cagionava la morte della sorella Tatiana Ceoban e della figlia di quest’ultima, Elena, che venivano sottoposte ad azioni cruente (Tatiana) e violente.

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