Politica

Sotto inchiesta per omicidio 9 medici

L’indagine è scattata dopo la morte di un detenuto colpito da encefalite

da Palermo

Nove medici sono indagati dalla procura di Palermo per omicidio colposo. Il procedimento è stato aperto in seguito alla morte di Michele Palazzolo, un detenuto di 23 anni, catanese, deceduto nel luglio scorso all’ospedale Civico di Palermo. Il giovane era stato trasferito dal carcere piazza Lanza di Catania al Pagliarelli. Prima di partire per Palermo Palazzolo, che l’anno scorso aveva avuto una grave encefalite e era stato in coma, si era sentito male. Ma il medico dell’istituto di pena della città etnea gli aveva diagnosticato una semplice lombosciatalgia autorizzandone la traduzione. Le condizioni del giovane, però, erano peggiorate, tanto che il cellulare sul quale viaggiava era stato più volte costretto a fermarsi. In una sosta nel carcere di Bicocca, a Catania, la vittima aveva avuto gravi crisi di vomito e febbre. Arrivato al Pagliarelli, Palazzolo era stato visitato, ma anche in questo caso il medico del carcere non aveva ritenuto allarmante il suo stato di salute. Un ulteriore peggioramento aveva, invece, indotto un altro sanitario della struttura penitenziaria a disporre il ricovero del giovane all’ospedale Civico. Palazzolo, però, era morto subito dopo essere giunto al pronto soccorso.
Nel registro delle notizie di reato sono finiti il medico del carcere di piazza Lanza, tre sanitari del Pagliarelli e cinque del Civico. L’inchiesta è condotta dal pm Sergio De Montis.
«Faremo chiarezza su questa vicenda», annuncia l’avvocato Maria Chiaramonte, il legale dei familiari della vittima, che si costituiranno parte civile nel procedimento. «Michele era guarito da poco - racconta - da una terribile encefalite che gli era stata curata proprio a Palermo. Poi era stato arrestato perché doveva scontare una condanna per rapina ma le sue condizioni di salute non erano mai tornate normali, tanto che i medici gli avevano prescritto una cura che avrebbe dovuto seguire per tutta la vita».
I familiari del ragazzo sostengono di avere più volte richiesto al carcere catanese di fare avere al giovane i farmaci indicati.

«Ma non sono mai stati autorizzati», dice il legale che annuncia l’intenzione di accertare se «oltre ai sanitari che hanno sottovalutato le condizioni di Michele, le condotte dei responsabili dell’istituto di pena possano avere avuto un ruolo nella morte del giovane».

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