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Sotto processo capitano che utilizzava i soldati

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Sembra impossibile che alcuni soldati possano essere utilizzati come imbianchini, manovali, operai edili, per ristrutturare un’abitazione privata, che nulla abbia a che fare con l’esercito. Eppure è successo ed è ciò di cui si stanno occupando la Procura militare di La Spezia e quella ordinaria di Budrio, in provincia di Bologna, dove era in forza il militare al centro dell’indagine.
Un capitano dell'esercito, Vincenzo T., è infatti indagato, essendo accusato di alcuni reati, particolarmente gravi nell'ambiente militare, anche se non al livello di una diserzione: peculato militare, minaccia ad inferiore, concussione e abuso di ufficio.
Il militare si sarebbe infatti appropriato di una betoniera e di un gruppo elettrogeno di proprietà dell'esercito, obbligando, fra il 2000 e il 2004, i suoi sottoposti, sia reclute che soldati, a ristrutturare una cascina di sua proprietà, senza preoccuparsi neppure del fatto che, oltre a coloro che erano al «lavoro» durante le ore di libera uscita, ci fosse anche chi in quelle ore dovesse essere in servizio. Oltre alla betoniera e al gruppo elettrogeno, il capitano avrebbe autorizzato per la ristrutturazione l'uso di mezzi militari, appartenenti alla compagnia di supporto logistico.
Dunque, oltre al fatto di aver usato mezzi e oggetti che erano in suo possesso solo per la carica ricoperta - di qui l'accusa di peculato militare - avrebbe costretto i soldati ad andare contro il regolamento interno, il quale punisce severamente chiunque si allontani dal proprio servizio, per un obiettivo certamente non militare, né tantomeno indispensabile: per questo motivo la Procura militare spezzina ha mosso nei suoi confronti anche le accuse di minaccia a individui di grado inferiore e abuso di ufficio.

Gli esiti dell'inchiesta condotta dal pm militare Ercolani, nella più piena collaborazione con la pm ordinaria Scandellari, che gestisce la parte relativa a Budrio, potrebbero chiudersi a giorni, sempre che non emergano nuovi particolari.

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