Sotto torchio l’ex sindaco di Gradoli: «Tatiana mi disse: vedrai, io sparirò»

INTERROGATORI Intanto Esposito insiste: «Sono innocente». Ma resta il buco di due ore

Gradoli. Quinto interrogatorio, in carcere, per Paolo Esposito. Non solo. Sotto torchio anche l’ex sindaco del paesino alle porte di Bolsena, Gerardo Naddeo, medico curante di Tatiana Ceoban, scomparsa assieme alla figlia Elena in circostanze a dir poco misteriose il 30 maggio scorso. «Tatiana in un momento di rabbia me l’ha confidato. Sparirò e, vedrai, a Paolo gliela farò pagare cara», fa mettere a verbale Naddeo. «Sono innocente, non ho ammazzato nessuno», avrebbe ripetuto Esposito al procuratore capo di Viterbo Alberto Pazienti e al pm titolare dell’inchiesta Renzo Petroselli.
All’elettricista ieri mattina i due magistrati hanno contestato quanto trovato nella sua villetta in località Cannicelle, ovvero le macchie di sangue evidenti e latenti, quelle lavate con l’ammoniaca in vari ambienti della casa. «Fra le obiezioni mosse al mio assistito - spiega l’avvocato Enrico Valentini -, il suo alibi e quello di Ala, sorella della scomparsa (nonché amante di Esposito, ndr). Non mi sembra siano emersi elementi nuovi da quest’interrogatorio, si continua a battere sulla stessa linea. Paolo ha ripetuto ancora una volta quanto affermato in precedenza». Sempre la solita litania, direbbe qualcuno: «Ho lasciato la villa assieme a Erika verso le 18, 18 e 30, sono andato con la bambina prima nel mio ufficio di via Piave poi a cena dai miei genitori. Ala? Non era con me». Nessuno, però, è in grado di confermare le sue parole tanto che il buco di due ore, fino all’arrivo dai suoi per la cena, rimane uno dei due punti fermi dell’accusa. Le prove di una lotta violenta, limitata perlomeno a Tania, la convivente, e i segni del trascinamento dei corpi fino in giardino il secondo elemento che lo inchioda. A rendere questa storia paradossale l’inchiesta stessa: per oltre due settimane i carabinieri battono la pista dell’allontanamento, poi parlano di sequestro di persona, infine di duplice omicidio volontario. È passato un mese da quel sabato maledetto in cui Tatiana Ceoban, 36 anni ed Elena, 13 anni, dopo aver fatto rientro a Gradoli svaniscono nel nulla. Adesso, dopo le dichiarazioni rilasciate dal medico di famiglia, la Procura vuole vederci chiaro. E mette per la seconda volta nero su bianco il racconto del dottor Naddeo. Il professionista sarebbe stato ascoltato a Palazzo di Giustizia su una frase urlata da Tatiana sette mesi fa, quando la donna faceva le pulizie nel poliambulatorio del dottore. Ma le sue parole possono far pensare ancora oggi a una fuga dall’Italia? Gli inquirenti, a questo punto, non ci credono più anche se hanno voluto riascoltare Naddeo.

«Rimango convinto - dice il medico - dell’innocenza di Paolo. Lo conosco da trent’anni. L’ho visto dopo la sparizione della moldava, non voleva nemmeno trovarsi un avvocato. Mi ha detto: «Perché? Mica ho fatto niente».
yuri9206@libero.it

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