South Stream, è fatta: Mosca convince la Turchia Gasdotto pronto nel 2015

Mosca e Ankara, dopo oltre un anno di negoziati, hanno raggiunto l’intesa sul passaggio nelle acque territoriali turche del gasdotto South Stream. Si tratta, in buona sostanza, del passaggio decisivo per la realizzazione dell’infrastruttura in quanto la «deviazione» verso il Mar Nero consentirà di evitare il transito in Ucraina, da tempo ai ferri corti con il Cremlino proprio per quanto riguarda il business energetico.
È una buona notizia anche per l’italiana Eni che detiene una quota del 20% in South Stream (gli altri azionisti sono Gazprom col 50%, Basf ed Edf col 15% ciascuno). Il condotto, che sarà operativo nel 2015, trasporterà fino a 63 miliardi di metri cubi di gas ogni anno verso l’Europa meridionale e orientale.
La svolta è giunta in occasione di una visita a Mosca del ministro dell’Energia turco, Taner Yildiz, che ha incontrato il vicepremier Igor Sechin e i rappresentanti di Gazprom. In cambio Ankara e Mosca si sono accordati su forniture di gas a lungo termine fino al 2025 e su una collaborazione che, come ha detto il numero uno di Gazprom Alexei Miller, verrà definita il prossimo anno. Ovvia la soddisfazione del premier russo, Vladimir Putin, e del numero uno di Gazprom Alexei Miller che nei giorni scorsi aveva già siglato intese con la Repubblica serbo-bosniaca per creare una diramazione del tratto che attraverserà la Serbia. Il numero due dell’operatore energetico russo, Alexander Medvedev, ha anche ipotizzato che il tracciato dell’opera possa terminare nel Nord Italia e non in Austria come previsto fino ad oggi dal progetto.
Tuttavia, proprio la stipula dell’accordo di collaborazione per le forniture di gas alla Turchia ha evidenziato un piccolo «cedimento» della tradizionale intransigenza russa: la crisi economica globale impone un’accelerazione del marketing. Non a caso, l’unico contratto rinegoziato dall’italo-francese Edison è stato quello con Gazprom per un risparmio di 300 milioni.
Non si tratta dell’unica ricaduta che l’accordo russo-turco determinerà nel prossimo futuro nel mercato del gas. Da ieri è più incerta la realizzazione del megaimpianto Nabucco sostenuto dall’Unione Europea, che dal Mar Caspio dovrebbe trasportare il gas verso l’Italia Meridionale. Con il russo South Stream già in rampa di lancio e con l’intesa tra Azerbaigian e Turchia, siglata pochi giorni fa, la costruzione degli altri tre progetti (oltre Nabucco ci sono anche Tap e Itgi partecipato da Edison) la «vita» di Nabucco è ancor più difficile visto che Ankara e Baku sono tra i soci del campo di Shah Deniz, luogo di estrazione del gas.
Sul fronte russo, invece, Miller ha confermato che i negoziati con l’Ucraina sui prezzi del gas proseguono.

Le relazioni diplomatiche sono leggermente migliorate, ma resta uno scoglio decisivo: Kiev vorrebbe che la tariffazione del gas fosse scollegata dal prezzo del petrolio, mentre Mosca non vuole rinunciarvi. «Il permesso di costruire South Stream non influisce in alcun modo sulla formula di prezzo che Gazprom utilizza», ha ribadito Miller.

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