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Lo spazio per il pensiero umano ai tempi delle Ia

Oggi l'uomo è manlevato dal pensare e la delega al pensiero è libera e personale. Si chiede alla macchina di trovare soluzioni che non si ha più tempo né voglia di esplorare

Lo spazio per il pensiero umano ai tempi delle Ia
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Fino a che punto le IA sgranocchieranno il nostro spazio personale? I Greci teorizzavano che l'uomo sarebbe stato liberato dal lavoro con l'invenzione di grandi macchine. Fino a un certo punto si è pensato di liberare l'uomo dalla fatica. Ma non si era mai parlato di delegare alle macchine il pensiero.

Non è il futuro, è il presente. Oggi milioni di persone interrogano l'intelligenza artificiale per chiedere consiglio su come comportarsi con i figli, con i vicini e con i colleghi di lavoro.

Molti si rivolgono alla IA per avere sostegno psicologico. Questa si impone a causa delle nostre fragilità, della nostra libertà senza libero arbitrio, grazie alla quale, in cambio della possibilità di scegliere tra le sconfinate varietà di mangime di qualità infima, rinunciamo al diritto di cambiare i piatti del menù.

Si infiltra per le nostre insicurezze e si accredita come guida autorevole in una società senza interlocutori veri, allo sbando, che ci spinge a rifugiarci tra le braccia di qualcuno che ci ascolti, anche se è solo un robot.

Gli studi legali e i giudici si affidano all'intelligenza artificiale. Non esiste settore che sia immune dall'invasione dell'IA nella nostra esistenza.

Oggi l'uomo è manlevato dal pensare e la delega al pensiero è libera e personale. Si chiede alla macchina di trovare soluzioni che non si ha più tempo né voglia di esplorare.

La libertà di pensiero si dissolve per rinuncia da parte dei titolari del diritto. Una rinuncia quotidiana, una prassi usurante, un vizio peccaminoso e non del tutto inconsapevole. Davanti all'illusione delle infinite possibilità dell'uomo intelligente e colto - sempre più raro, che potrebbe dominare l'intelligenza artificiale - si aprono innumerevoli possibilità per l'idiota.

Oggi l'idiota senza contenuti, né arte, né parte, può addirittura ambire al traguardo di una decorosa e apparente mediocrità.

Possiamo ancora salvare l'anima? Resterà ancora un'anima da salvare? Come presidiare i confini del libero arbitrio? E come può essere libero l'arbitrio di chi smette di pensare?

Dipende dallo spazio che daremo all'intelligenza artificiale. A quanto pensiamo di poterla dominare prima che riscriva le nostre mappe mentali. L'uomo è in svantaggio perché la sua capacità di adattamento e di evoluzione è inferiore a quella delle macchine.

Se non impariamo a difendere il nostro nucleo e non iniziamo, anzi, a costruirlo la battaglia è addirittura già persa. Non resta che imparare ad essere la nostra versione migliore, cioè quella che fugge dalle soluzioni facili e dai prodotti confezionati alla fonte.

Possiamo ancora riprendere in mano la nostra vita per scoprire che la scelta è sempre stata nostra

anche se l'abbiamo trascurata per comodità. Ma è una scelta imminente e non rinviabile.

Perché oggi le macchine iniziano ad esistere nel senso cartesiano del cogito ergo sum. E, al tempo stesso, smette di esistere l'uomo.

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