
Ry Cooder è un Esopo moderno che fa rinascere nella memoria collettiva - attraverso la musica - un mondo che non c'è più. I suoi non sono dischi ma mappe, itinerari avventurosi in cui si materializzano squarci di cultura popolare. Ora lo fa anche dal vivo, chiamando al suo fianco il fido fisarmonicista Flaco Jimenez, la band dei Corridos Famosos e i fiati de La Banda Juvenil e registrando Live in San Francisco, omaggio alla cultura popolare messicana.
È inusuale per lei un album dal vivo.
«Sì, davvero inusuale e anche inaspettato. Sono rimasto colpito dal suono tornito de La Banda Juvenil e ho studiato il modo di farla rendere al meglio. L'ho portata in un vecchio teatro di San Francisco dove suonai una quarantina d'anni fa con Jimenez, ho piazzato dalla parte opposta del palco i Corridos Famosos e abbiamo cominciato a suonare. Alla fine il mio fonico mi ha detto: sai, Ry, ho registrato tutto. Il contenuto del disco è semplicemente quello. La parola d'ordine è energia».
Torna alla musica popolare messicana.
«Io non seguo la moda, anzi cerco di riscoprire storie e universi musicali dimenticati. Si parla poco di suoni messicani oggi. Sembra che dal Sudamerica arrivi soltanto musica da discoteca invece dal Messico sono arrivati importantissimi artisti folk, i gruppi Tex-Mex, addirittura i Los Lobos che mescolavano rock e folk e tante altre correnti. Ora vorrei che La Banda Juvenil fosse scoperta all'estero come accadde con Compay Segundo e i supernonni cubani».
Ormai lei è un etnomusicolgo come John e Alan Lomax.
«L'unica cosa che ci accomuna è la passione per la musica folk e per il blues. I Lomax erano studiosi che trattavano la musica da scienziati; io sono un musicista che va alla ricerca del passato per proiettarlo nel presente».
Il blues è una musica che va scomparendo oggi.
«Io ho avuto la fortuna di suonare con personaggi come Sleepy John Estes e Lightnin' Hopkins e quindi sono un fanatico del vecchio downhome blues. Nel sud del Mississippi ci sono ancora una miriade di musicisti che suonano il blues nei piccoli bar, e sono sconosciuti come ai loro tempi lo erano Robert Johnson e soci. Invece il blues elettrico oggi è più popolare che mai grazie ad artisti che arrivano in cima alla classifica con suoni duri e ruvidi come Jack White e White Stripes».
Nel disco reinterpreta, naturalmente in nuova versione, Do Re Mi di Woody Guthrie e Goodnight Irene di Leadbelly: cosa significano per lei questi due grandi personaggi?
«Sono due pilastri del folk di protesta; l'uno nero l'altro bianco sono intercambiabili nella loro capacità di eseguire canti sociali e di protesta, così come canzoni per bambini. Sono i poeti popolari cui si ispirano quelli che non pensano solo alle canzonette da classifica».
Che cos'è il rock per Ry Cooder?
«Il blues e il folk sono l'anima; il rock'n'roll è il corpo di quel suono che ha cambiato per sempre la storia».
Chi sono i suoi maestri?
«Tutti quelli che mi è capitato di ascoltare, e da ragazzo non facevo altro che ascoltare musica alla radio. I personaggi più diversi: da Louis Armstrong a Joseph Spence a Johnny Cash».
Naturalmente ha nuovi progetti?
«A febbraio esce il mio disco di vecchie canzoni country con le tre figlie del contrabbassista Charlie Haden alla voce; e poi farò un album sulla cultura folk giapponese».
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