Un Nobel per la Letteratura che, come accade spesso, spiazza i bookmaker, che avevano dato per favorito Michel Houellebecq, e anche le aspettative di molti operatori culturali, la parola critico letterario è demodé, che avevano preconizzato un sacco di nomi compreso l'italiano (pardon il mitteleuropeo), nominato tutti gli anni, ovvero Claudio Magris. Invece il premio è stato assegnato allo scrittore tanzaniano Abdulrazak Gurnah. Motivazione? «Per l'inflessibile e compassionevole comprensione degli effetti del colonialismo e della sorte dei rifugiati». Per usare ancora le parole dell'Accademia di Svezia: «I suoi romanzi rifiutano le descrizioni stereotipate e aprono il nostro sguardo su un'Africa orientale culturalmente diversificata, sconosciuta a molti in altre parti del mondo».
E in effetti il percorso di Gurnah è davvero molto cosmopolita, caratteristica che assieme all'impegno negli ultimi anni è risultata spesso premiante per la vittoria al Nobel (vedasi negli anni le motivazioni del Nobel a Olga Tokarczuk o a Jean-Marie Gustave Le Clézio o a John Maxwell Coetzee). Ma vediamo di fare il punto sullo scrittore che la maggior parte del pubblico italiano non conosce. Gurnah è nato nel 1948 a Zanzibar, ora regione semi autonoma della Tanzania, e ha dovuto abbandonare il suo Paese natale alla fine degli anni Sessanta. Proprio in quegli anni l'isola attraversò un complesso percorso post coloniale che portò ad una rivoluzione socialista, all'unione con l'allora Tanganica e ad una situazione di violenza. «Quando me ne sono andato» ha raccontato più volte Gurnah «era un posto molto pericoloso. La gente veniva imprigionata. C'era pochissimo spazio di libertà, per le persone, per lavorare, per avere successo, o anche soltanto per discutere e parlare apertamente del proprio dissenso». Un pezzo di storia della Tanzania che è stato anche puntualmente descritto nel suo romanzo del 2001 By the Sea. Nel lavoro di Gurnah, la storia torna spessissimo ma sempre filtrata attraverso la lente delle esperienze degli individui o delle famiglie. È un filo rosso che si nota in tutti i dieci romanzi e i numerosi racconti scritti nel tempo. I suoi primi tre titoli Memory of Departure (1987), Pilgrims Way (1988) e Dottie (1990) raccontano l'emigrazione e l'integrazione nel Regno Unito. Il quarto, Paradise (1994), è più marcatamente storico ed è ambientato nell'Africa orientale durante la Prima guerra mondiale. Apprezzato dalla critica, era stato selezionato per il Booker Prize, il più importante premio per la narrativa britannica. Il protagonista è Yusuf, un dodicenne venduto come schiavo dal padre a un ricco mercante arabo, per pagare i debiti di famiglia. I suoi ultimi lavori sono Desertion (2005, di nuovo selezionato per il Booker) e The Last Gift (2011). Oltre a scrivere, negli anni Gurnah ha tenuto svariati corsi sulla letteratura post coloniale all'università del Kent, focalizzandosi sull'Africa, i Caraibi, curando anche numerosi saggi sugli autori africani. Tra gli autori di cui si è occupato c'è ovviamente anche Salman Rushdie: è stato il curatore di A Companion to Salman Rushdie (Cambridge University Press, 2007). Qui c'è chi ha notato la bizzarria che a Rushdie invece il Nobel non sia stato mai dato e sempre e soltanto ventilato, tra una minaccia islamica e l'altra. Chissà cosa ne pensa l'autore dei Versetti satanici...
Altro fatto rilevato dalla stampa estera è che, nonostante la sua lingua madre sia lo swahili, Gurnah scriva in lingua inglese. C'è una lunga tradizione di scrittori eccelsi in inglese anche se parlanti altre lingue, a partire da Conrad. Però sono cinque gli autori che dal 2013 ad oggi hanno vinto il Nobel per la Letteratura scrivendo in inglese: e questa anglomania è tra le contestazioni rivolte all'Accademia di Svezia. Gurnah è anche il primo scrittore africano nero a essere premiato dal 1986, quando il Nobel fu assegnato a Wole Soyinka.
In Italia (provincialismo?) Gurnah era, sino ad oggi, quasi sconosciuto. Basti dire che al momento in cui è stata resa pubblica la sua vittoria, su Wikipedia nella versione italiana non c'era nemmeno una voce dedicata a lui. Tre dei suoi titoli sono stati pubblicati da Garzanti Paradiso, Il disertore e Sulla riva del mare ma attualmente sono fuori catalogo.
Tanto che ieri, tempestato dai giornalisti, l'ufficio stampa di Garzanti faticava non poco a reperire i romanzi e la vecchia rassegna stampa cartacea mai digitalizzata, mentre in casa editrice è subito partito il lavorio per capire la situazione diritti e riflettere sull'eventuale ripubblicazione. Potrebbe dover passare da una nuova asta se fossero scaduti. Insomma Nobel assolutamente a sorpresa. Anche per lo stesso premiato. Sebbene i premiati si schermiscano sempre, in questo caso però la risposta, data in una intervista sul sito del Nobel, è apparsa veramente sincera: «Stavo pensando: Mi chiedo chi lo prenderà. Ho pensato che fosse uno scherzo.
È stata tale la sorpresa che ho aspettato fino a quando l'ho sentito annunciare prima di poterci credere». Poi è passato lo stupore e su twitter ha scritto: «I dedicate this Nobel Prize to Africa and Africans and to all my readers. Thanks!». Ma questo era più prevedibile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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