Cultura e Spettacoli

Aiuto, sono già iniziate le celebrazioni del '68

Il 1968 inizia nel 1967; e purtroppo sappiamo che finisce nel 1969

Aiuto, sono già iniziate le celebrazioni del '68

Aiuto, sono già cominciate le celebrazioni del 1968. Non si poteva almeno aspettare Capodanno? No, perché spiega Millennium, il mensile diretto da Peter Gomez, il 1968 inizia nel 1967; e purtroppo sappiamo che finisce nel 1969. Quindi, se a ottobre 2017 siamo sommersi dagli stucchevoli auto-elogi dei reduci di quella stagione, figuriamoci la noia quando saremo all'inizio del prossimo marzo in coincidenza con gli scontri di Valle Giulia. Il 1968 che piace ricordare è quello nella versione light. Sulla Lettura del Corriere della Sera possiamo apprendere quanti libri, film e fumetti risalgano al Sessantotto. Su Raitre ci informano su battaglie come l'emancipazione delle donne. Tutto giusto, tutto bello, tutto buono. Chi è contro l'emancipazione delle donne? Chi non ama le canzonette? Sembra dunque che nel Sessantotto sia successo nulla a parte una prodigiosa fioritura delle arti e del pensiero libertario. I protagonisti di quelle imprese sono oggi borghesi integrati alla perfezione nel sistema «borghese» che volevano abbattere con le buone ma soprattutto con le cattive. Ma questo non lo dicono, è un dettaglio. La storia è scritta dai vincitori e in campo culturale, inteso come sistema di potere, hanno vinto i sessantottini di sinistra (esistono anche quelli di destra di cui però non si parla quasi mai). Speriamo che qualcuno ricordi anche le voci fuori dal coro. Prendiamo il Giuseppe Berto del pamphlet Modesta proposta per prevenire. Secondo Berto, il Sessantotto italiano fu meno significativo rispetto al Maggio francese o al movimento tedesco ma in compenso, a differenza di quelli, divenne eterno con effetti dannosi in ogni campo: lavoro, istruzione, magistratura, ordine pubblico. Berto osservava poi che i giovani rivoluzionari erano di estrazione borghese, mossi dall'odio irrazionale per le proprie origini, vittime di un fideismo che portò alle nozze tra cattolici e comunisti, attratti dal culto della violenza per la violenza. Lo scrittore veneto fu demolito. Non era certo il solo a dissentire. Giuseppe Prezzolini, nel Manifesto dei conservatori, catalogò come «errore logico superare gli elementi naturali della società: la proprietà privata, la famiglia, la patria e la religione». Augusto Del Noce approfondì il concetto in numerosi saggi. Il Sessantotto era parte di un processo storico che conduceva al materialismo puro e all'individualismo più vuoto. La borghesia lottava ma non per la giustizia o l'uguaglianza economica. Lottava piuttosto contro la repressione, a volte reale ma spesso immaginaria, e per realizzare diritti sempre più discutibili. In questo «progresso» sfuggito di mano, si possono oggi vedere le radici del multiculturalismo, del politicamente corretto e della onnipotenza accordata alla bio-tecnica. Ideologie che dilaniano la nostra società. Armando Plebe, in Filosofia della reazione, ha mostrato come la rivoluzione permanente mascherasse le tare genetiche del socialismo: autoritarismo, conformismo, imperialismo, nazionalismo. E censura. Ecco spiegato il silenzio o lo scherno riservato dal «sessantottismo» agli eretici (inclusi quelli, e ce ne sono, della sinistra infedele alla linea). Plebe era anche più cattivo.

Mentre altrove il Sessantotto aveva imposto pensatori dogmatici ma degni di tal nome, i cattivi maestri italiani erano mediocri con una sola possibilità di fare carriera: cancellare l'eccellenza ovunque la trovassero. Missione compiuta?

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