A tu per tu

"Vi spiego come torno a vedere. E ho due priorità..."

Grazie ad una speciale tecnologia israeliana, Annalisa Minetti potrà tornare autonoma

Annalisa Minetti
Annalisa Minetti

Una chiacchierata “di corsa” con Annalisa Minetti nel senso letterale della parola, perché la cantante, conduttrice e atleta, si sa preparando per le Paralimpiadi di Tokyo. “Approfitto di ogni momento in cui i bambini sono a scuola per allenarmi, visto che i miei figli sono sempre al primo posto nella mia vita”, racconta. Annalisa ormai da qualche giorno è al centro delle cronache per una notizia che potrebbe aprire una speranza per tutti i non vedenti come lei. Un dispositivo che permetterebbe di darle autonomia, rilevando oggetti e volti e dando la possibilità a chi non ha l’uso della vista, di poter leggere e studiare.

Tutti i giornali hanno parlato di questo dispositivo che permette di vedere, ma è proprio così? Come funziona?

“Vedere no perché questo non è un dispositivo che fa tornare la vista, ma permetterà ai non vedenti come me di percepire le immagini che vengono riproposte nell’orecchio attraverso un auricolare bluetooth”.

Come cambierà la sua vita con questa tecnologia?

“Sarà un passo verso l’autonomia totale, almeno dentro casa. Sono già molto autonoma ma con questo potrò ad esempio leggere le etichette di un detersivo, o di qualsiasi cosa che compro al supermercato. Oppure studiare o leggere un libro da sola, senza l'aiuto di nessuno. Un’altra cosa meravigliosa è il riconoscimento dei volti: se si avvicina mia figlia o mio marito, mi dice di chi si si tratta”.

Di sicuro un bel passo avanti anche se come diceva è già molto autonoma. A proposito di questo lavorativamente parlando, cosa sta facendo in questo periodo?

“Principalmente sto preparando le Paralimpiadi di Tokyo con le Fiamme Azzurre, che danno un grande supporto a tutti noi atleti paralimpici. Sto inoltre lavorando ad un importante progetto televisivo che mi vedrà protagonista, e infine sta per uscire un nuovo progetto discografico, che sarà anche la colonna sonora di un cortometraggio”.

Come fa a fare tutto visto che ha anche due figli?

“Sono una donna come tutte. Per me la priorità sono i miei figli Elèna e Fabio, per questo cerco di ritagliarmi ogni secondo per fare le mie cose, quando loro sono a scuola. È complicato ma alla fine ci riesco sempre”.

Da dove nasce questa sua forza?

“Ho lavorato molto sulla motivazione tanto da creare una mia società che insegna proprio questo. La motivazione è alla base di ogni grande obiettivo e sono convinta che dovrebbe diventare una materia scolastica. Tutti abbiamo bisogno di allenarci a vivere. Comunque la mia forza arriva anche dal rispetto che ho per il dono della vita che ho ricevuto, i miei mi hanno fatto questo regalo e io faccio in modo di non sprecarlo”.

Questo è molto bello soprattutto in un periodo dove la gente per la pandemia ha vite molto stressanti. Come la sta vivendo lei?

“Non so quando ne usciremo ma la considero una sorta di guerra, che decideranno i potenti quando finirà. Rispetto a questo però credo che anche in passato nel nostro Paese abbiamo vissuto situazioni pesanti, che abbiamo superato con grande coraggio. Quindi anche ora dobbiamo semplicemente ricordarci di essere italiani capaci di fare la differenza proprio nel momento della difficoltà. Non va sprecato questo momento anzi, va impiegato per capire cosa ci sta dicendo l’universo e quello che possiamo fare realmente nella nostra vita. Accettare il cambiamento significa uscire dalla zona di confort alla quale eravamo abituati, e scoprire le nostre risorse che ci poteranno a fare cose meravigliose”.

Diceva prima: “Decideranno i potenti quando finirà”. Cosa intendeva?

“Credo che il virus non sia scoppiato per caso e come me, lo pensano un po’ tutti. Questa potrebbe essere vista come una Terza Guerra Mondiale dove noi siamo le vittime, ma io non sopporto chi si crea una sorta di alibi. Noi siamo proprietari del nostro tempo e delle nostre vite, e siamo responsabili per questo. Se non troviamo l’aiuto di cui abbiamo bisogno da chi ci governa, siamo noi che dobbiamo cambiare”.

Pensa che non ci sia stato aiuto da parte dello Stato?

“Non parlo proprio dell’Italia, ma ad esempio dell’America o la Cina, che sono molto furbi”.

Cosa ne pensa dei vaccini? Crede siano una via d’uscita?

“Spero che lo sia e io lo farò. Per tornare alla domanda precedente sugli aiuti, sono d’accordo con Giorgia Meloni quando dice: “Se chiudi non chiedi”. Almeno quello dovrebbe essere fatto”.

È favorevole alle riaperture?

“Assolutamente. Qualche rischio dobbiamo pur correrlo. Sta a noi non darci alla pazza gioia e ad essere bravi, per far in modo che tutto rimanga aperto. Però sono assolutamente a favore di riaprire tutto e tornare a vivere”.

Un grande tema di questo periodo, supportato anche da recenti accadimenti, è la violenza sulle donne. Che pensiero ha in merito?

“In questo momento il Covid ha creato ulteriori tensioni che hanno portato all’aumento di violenza e femminicidi. Questa chiusura ha danneggiato tantissimo a livello psicologico e anche psichiatrico i depressi, e tutte quelle persone che avevano già grandi psicolabilità. Per questo dico a tutte le donne di studiare tutti gli atteggiamenti tipici dell’uomo narcisista e maltrattante. Questo per capire a livello psicologico come agisce, e con questo mettersi al riparo. Dovrebbero quasi essere fatti corsi di formazione su questo tema, che porta poi a molte altre questioni. È una questione di mentalità, se scopro ad esempio che mio figlio o mia figlia fanno sesso di gruppo, a prescindere credo di aver fallito come madre, perché per me l’amore è un’altra cosa”.

Ha toccato un punto attuale e molto importante, soprattutto perché lei ha un figlio maschio. Come lo sta crescendo nei confronti del rapporto con l’altro sesso?

“In realtà non gli dico grandi cose, nel senso che penso che le persone più che parlare devono essere d’esempio. È inutile che dica a mio figlio di non dire parolacce se sono poi io a farlo per prima. Cerco con l’esempio di essere una madre che si fa in quattro per i propri figli. Ho un marito che mi rispetta e mi ama sopra ogni altra cosa, e credo che mio figlio vedendo questo, capisca come deve essere il rapporto con l’altro sesso. Questo a mio parere è l’insegnamento più giusto”.

Nella sua vita ha subito attenzione particolari?

“Fortunatamente no. Ne parlo spesso con le mie due amiche del cuore: Luisa Corna ed Emanuela Villa. Ci diciamo che siamo state fortunate perché nessuno mai, forse perché non vedevo, ci ha mai provato o ha utilizzato con me il sesso come merce di scambio. Ho sempre apparentemente conosciuto brave persone, oppure la voglio vedere così: sono stata così brava e professionale che non serviva altro”.

Forse anche perché è molto forte e al contrario la fragilità viene percepita come opportunità per approfittarsi di una donna.

“Non sono d’accordo. La fragilità di una donna è meravigliosa è la debolezza che rende noi capaci di essere vittime”.

Quanto è stata importante per lei Miss Italia e quanto è cambiato in questi anni il concetto di bellezza?

“Anche se forse se ne sono resi conto in pochi, io penso di aver un po’ cambiato il concetto di bellezza, quando ho partecipato a Miss Italia. Essendo l’unica che non poteva vedersi fisicamente, credevo soprattutto in me stessa. La bellezza sicuramente ti dà la possibilità di apparire in maniera immediata, ma sei poi non hai altro è veramente difficile sostenerla. Io comunque come dicevo, non vedendomi e non credendo nel mio aspetto fisico, ho lavorato molto sulla mia persona”.

Che rapporto ha con i social e con gli haters?

“Con i social moderato nel senso che mostro solo una parte della mia vita, non tutto. Questa è una decisione che abbiamo preso con mio marito che è una persona estremamente riservata. Al contrario a livello professionale condivido molto, perché i miei progetti sono sempre rivolti alle persone. Per quanto riguarda gli haters ho lavorato su un metodo che si chiama Rebornow. È un criterio con valenza scientifica costituito con il Centro ricerca Accademia Nazionale di Cultura Sportiva che coinvolge il dott. Antonio de Lucia presidente dell'associazione italiana psicologi dello sport e il dott. Luigi Mazzone primario di psichiatria infantile a Tor Vergata. Ovviamente non serve solo per quello, ma per chiunque abbia bisogno di aiuto e di supporto. E' una sorta di sportello d'ascolto molto funzionale perché secondo me: “Se lo puoi dire, lo puoi curare”, e se qualcuno ti ascolta sei vicino all'obiettivo”.

In passato lei ha subiti attacchi hater. C’è stata gente che addirittura ha messo in dubbio che fosse una non vedente.

“Il mio modo di essere una non vedente è estremamente diverso da quello a cui la gente è abituata a percepire. Io sono quella che va sul tapis roulant con una mano sola, e ci sono persone vedenti che non lo fa perché hanno paura di cadere. Ho rischiato tanto ma ho deciso di non arrendermi alla mia condizione. Dal momento che mi hanno diagnosticato la malattia, mi sono detta che non dovevo lasciarmi condizionare. Lì ho capito la forza che avevo, e il mio desiderio di essere e non soltanto di esistere. Invito tutte queste persone a seguire il mio programma, dove ci sono tanti esperti che potrebbero seguirle e aiutarle a canalizzare positivamente la loro rabbia”.

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