Antipolitica sugli scudi: si salva il dissidente Pdl di Servillo

Come viene raccontata la vicenda Englaro ovvero la «cornice» entro la quale si sviluppano le storie al centro di Bella addormentata, il film presentato ieri con successo alla Mostra di Venezia?
Accanto alle scene girate da Bellocchio, in cui compaiono i militanti pro life, i sostenitori del testamento biologico e i politici del centrodestra, c'è un utilizzo (efficacissimo) di inserti cronachistici affidati alle prime pagine dell'epoca e a frammenti di telegiornali del febbraio 2009. Lo spettatore vede quindi i titoli del Giornale, di Repubblica, del Corriere della Sera e del Foglio. Ma assiste, a esempio, anche a uno stralcio di intervista al premier Silvio Berlusconi, quella in cui fu menzionata la capacità di procreare di Eluana, e al rabbioso intervento di Gaetano Quagliarello quando il Parlmento fu raggiunto dalla notizia della morte della ragazza.
Il regista rinuncia a dare conto della complessità delle posizioni e del dibattito che vi furono all'interno del mondo cattolico e liberale ascrivibile al centrodestra: si limita a scegliere gli elementi più forti, certo quelli più discutibili, ma non necessariamente i più rappresentativi. Manca il senso di quella battaglia politica. Le scene girate per il film riducono a caricatura i credenti, che recitano rosari e innalzano striscioni da invasati. Ma anche i militanti del testamento biologico, uno dei quali è un bipolare in fase maniacale.
In quanto ai politici, sono ritratti prevalentemente in una sauna stile «fine dell'impero romano», e sono malati. Malati di mente, alla lettera. Soffrono di depressione causa mancanza di visibilità. La televisione è la loro droga e la loro cura. Sentendosi inutili per il Paese e abbandonati dalle telecamere, vagano per il centro della Capitale fingendosi impegnati in lunghe telefonate. Alcuni sembrano avere un passato fatto di inchieste della magistratura finite nel nulla «grazie al presidente». Ha detto Bellocchio ieri al Lido: «Constato in loro una certa disumanità patologica che mi preoccupa più dell'arraffamento e del desiderio di occupare una poltrona». Per restituire dignità alla politica, pare ci sia una sola via d'uscita, quella indicata dal senatore del Pdl interpretato da Toni Servillo, uno dei personaggi positivi della pellicola. Il senatore preferisce dimettersi piuttosto che votare a favore di un decreto in cui non può credere anche per motivi biografici (ha staccato la spina alla moglie, malata terminale, senza che nessuno se ne accorgesse, mah!). La fuga dai Palazzi come unica soluzione.
Una posizione moralistica? Sì. Anche partigiana? Non del tutto. Nel film, la centralità del centrodestra fa risaltare l'assenza quasi assoluta del Partito democratico. Compaiono brevi spezzoni di discorsi di Emma Bonino, di Oscar Luigi Scalfaro e del senatore Paolo Giaretta. La sceneggiatura non include alcun personaggio originale appartenente all'area di sinistra.

Eppure anche all'interno del Pd vi fu un forte travaglio. Questa oggettiva latitanza trasmette l'impressione, giusta o sbagliata che sia, di irrilevanza del Pd, come se la partita (cruciale) fosse tutta quanta, nel bene e nel male, nelle mani del centrodestra.

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