La bacchettata

La versione francese di Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck, oltre a privare il pubblico italiano del meraviglioso libretto di Ranieri de' Calzabigi, allunga il brodo (pur sempre un potage royale), esaltando la parte del protagonista (divenuto tenore) e l'elemento tersicoreo carissimo in terra di Francia. L'Orphée visto alla Scala (proveniente da Londra) ha letto a suo modo la riforma del cavalier Gluck, che poneva in un tutt'uno canto, musica e danza. Si è visto un ponteggio mobile dove l'orchestra scaligera saliva, scendeva e sprofondava con conseguenti perigli fonici e d'assieme (per altro governati come meglio poteva dal direttore, Michele Mariotti). Sotto un soffitto forato per lasciar passare fasci di luce (suggestivo), il duo che ha firmato questo interior design, ha mancato l'elemento cardine: il ballo. Nelle straordinarie danze delle Furie infernali e delle Anime Beate, il regista-coreografo Hofesh Shechter e il suo doppio John Fulljames hanno agitato un gruppo di ballerini della compagnia Shechter (alla Scala non c'è un Corpo di Ballo stabile?), oscillando fra movimenti puerili che stilizzavano la musica a improvvisi raptus forsennati.

La mancanza flagrante di Tersicore ha fatto pendere la bilancia verso Melpomene (il gran tenore Juan Diego Florez) e i complessi scaligeri, che hanno fatto la loro parte. Come il personaggio di Shechter & Fulljames fosse il mitico cantore tracio era il vero mistero orfico della serata.

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