La bacchettata

Un titolo ironico che sarebbe piaciuto a Lina Wertmüller, Senza un pazzo come me, immodestamente un poeta dell'organizzazione. Una mostra al Palazzo Reale di Milano (aperta fino al 24 marzo) e un catalogo pubblicato da Skira (a cura di Fabio Francione) ricordano il centenario della nascita di Paolo Grassi (1919-1981), vulcanico organizzatore culturale e fondatore del Piccolo Teatro, di cui fu guida veemente per venticinque anni. La diarchia con Giorgio Strehler (che in realtà fu un triumvirato mantenuto in equilibro da Nina Vinchi, insostituibile diplomatica e guida amministrativa) ha fatto la storia del teatro italiano del dopoguerra. Una convivenza decisiva quanto difficile. «Caro Giorgio», scriveva Grassi a Strehler, «ricevo il tuo espresso. Drammatico come sempre. Inutilmente drammatico. Inutilmente suicida. Dal 1939 ricevo lettere tue tragiche e annuncianti catastrofi e sofferenze estreme, dal 1939 il nostro carteggio porta da parte tua sempre tristezze senza pari, disperazioni, esasperazioni, sfiducie, dissolvimenti, manie di persecuzione. Se non ti conoscessi da antica data e se non avessi sott'occhio centinaia di lettere sempre nere, sempre cariche di incubi, probabilmente mi spaventerei a quella di ieri. Non mi spavento perché gli incubi d'oggi sono quelli di ieri».

Non solo il «Piccolo», ma anche i successivi prestigiosi incarichi alla Sovrintendenza della Scala e alla Presidenza della Rai, la passione editoriale e quella mai sopita per la regia e la scrittura. E, sempre, l'idea del teatro come fondamento della società civile.

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