Cultura e Spettacoli

Da Bassani a Sacks, tutti i suoi "amanti"

Non conta il giudizio "da irto pedagogo", bensì la scelta del punto di vista

Da Bassani a Sacks, tutti i suoi "amanti"

La Concupiscenza libraria (Adelphi), ovvero il desiderio appassionato, fisico, per i libri e la lettura, avvolse Giorgio Manganelli (1922-90) tutta la vita: e lo trascinò, senza confini temporali o geografici, recensendo di tutto su tutti i giornali, dalla Canterbury di Chaucer alla Buenos Aires di Silvina Ocampo, dai suoi adorati inglesi a Oliver Sacks, tra poesia, letteratura e saggistica... Manganelli non era un recensore, ma uno scrittore di recensioni, dove a eccellere non è tanto il giudizio (compito «da professore o da irto pedagogo»), quanto la scelta del punto di vista, il saper raccontare il libro, lo stile e la varietà della scrittura.

Manganelli con i suoi pezzi (qui scovati e commentati da Salvatore Silvano Nigro) creò un genere letterario. E il libro che li raccoglie (l'anno prossimo è atteso un secondo volume dedicato ai contemporanei e alle stroncature) è un pozzo senza fondo - 400 pagine per centinaia di autori e di libri - da cui attingere sapienza, curiosità e ironia.

Si segnala, pescando a caso: il paragone impietoso tra la «religione narrativa» di Giorgio Bassani (la recensione del Giardino è commovente) e le «acciabattate idee letterarie» di Carlo Cassola (di cui demolisce Fogli di diario). Alcuni consigli di lettura trascinanti: «Se sono in preda ad un rissoso malumore, tre pagine di Singer mi stigrano, come si dice in certi dialetti emiliani». L'elogio di Piero Camporesi, «prosatore sommo» (un raro caso in cui lo «scrittore» e il «letterato» si sommano). La scoperta del turco-ebreo-francese Albert Caraco (suicida nel 1971) e del suo breve, insostenibile Post mortem. E la sua soddisfazione quando l'Ulysses di James Joyce, «scrittore illeggibile e empio», appare per la prima volta negli Oscar (nel 1979), passando «dagli umbràcoli dei dotti, degli sperimentali, dei poeti duri e semplici, alla fruizione di massa».

Commento, da passare agli editori di oggi: «Le masse non vanno nutrite con libri ottimisti e facili, ma va per loro imbandito il banchetto totale, i cibi più ricchi».

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