Cultura e Spettacoli

Bill Clegg insegue la memoria perduta in un viaggio nell'America senza tempo

"La fine del giorno" incrocia, in una casa, le vite e i destini di tre donne

Bill Clegg insegue la memoria perduta in un viaggio nell'America senza tempo

Bill Clegg aveva stravinto sul sogno americano. Venuto dal nulla, ha creato una delle agenzie letterarie più potenti di New York. Lavorava sui libri con passione e cura. Faceva diventare gli autori delle star. Organizzava feste mondane famose in tutta la città. C'era solo un problema. Bill era due persone: l'agente di successo che volevano tutti e il tossico di crack che si dibatteva in una giostra di bugie. Quando mi scopriranno? pensava. Quando scopriranno che non sono il genio che credono, ma un impostore? Nessuno lo scopriva. Anzi, il suo prestigio aumentava. «Piano piano, le persone nella mia vita si adeguarono alla mia dipendenza e visto che il lavoro andava bene e spesso alla grande, nessuno si prese la briga di indagare».

Bill Clegg guardava i tossici con cui si drogava. Erano squallidi, cattivi. Li detestava, non sarebbe mai diventato come loro. Diventò peggio. Finché un giorno il Bill-di-successo non ne poté più. Semplicemente scomparve. Rimase solo il Bill-tossico, che lasciò agenzia, fidanzato, amici, e si perse tra i fumi del crack. Dopo la pubblicazione di Ritratto di un tossico da giovane (Einaudi Stile Libero, 2011), dove racconta le sue esperienze di tossicodipendente tra lusso e menzogna, tra mondanità e degrado, tra sesso e auto-annientamento, dopo aver raccontato i suoi 90 giorni per ripulirsi dalle dipendenze (edito da Il Saggiatore) Clegg è riuscito ad affrancarsi dalla propria storia di vita e nel suo romanzo d'esordio Mai avuto una famiglia (Bompiani 2016 ), finalista al National Book Award, ha raccontato di una protagonista femminile che attraverso i fili della memoria riesce a superare un trauma in un libro corale che è stato un successo di critica e di lettori proprio per la capacità dello scrittore di raccontare una vicenda attraverso tanti racconti e altrettanti personaggi uniti alla protagonista.

Adesso il secondo romanzo La fine del giorno (in uscita il 6 aprile per Bompiani nell'ottima traduzione di Beatrice Masini): ambientato in una piccola città del Connecticut ne mette in scena i contrasti sociali e familiari di vari personaggi, che si alternano di capitolo in capitolo in un continuo cambio di registro narrativo, affrontando ancora una volta il tema della memoria. Una memoria intessuta nella coscienza del romanzo, che si svolge nel corso di decenni tra continui flashback, con i protagonisti che si confrontano con le scelte che hanno il potere di cambiare il corso di una vita attraverso le grinfie del tempo.

La trama vede protagonista Dana Goss: una donna molto ricca, anziana, sola, dalla memoria che inizia a tradirla. Una mattina parte dalla sua casa di New York destinazione Connecticut con una valigetta di cuoio: cosa c'è dentro? Perché è importante? A tratti non lo ricorda più. Ma sa che deve, deve portarla a qualcuno. Jackie Howland è una madre, una vedova, una donna che si accontenta di quello che ha -una piccola casa al limitare di un villaggio, con un olmo centenario, l'ultimo rimasto nella zona, sul prato davanti alla finestra- però è disposta a fare qualunque cosa per difendere il suo orizzonte. Lupita Lopez fa la tassista alle Hawaii: avanti e indietro dall'aeroporto agli hotel di lusso portando turisti ricchi. Parla poco, pensa molto e non risponde alle telefonate quando rischiano di riportarla a un passato con cui non vuole fare i conti. Tre donne che non si incontrano da mezza vita, tre donne che hanno in comune una cosa, anzi, una casa. Si chiama Edgeweather: è una dimora costruita al tempo della Guerra Civile da un giovane come regalo di nozze per una sposa che non lo amava. Altre guerre si sono combattute tra le sue mura. Le case non parlano, le persone dimenticano, o almeno ci provano. Ma il passato, quello non tace mai.

Bill Clegg torna a indagare i legami che uniscono e a volte sbriciolano famiglie e amicizie. E lo fa in modo sottile, raccontando tre storie che vivono una dentro l'altra, che sono una stessa storia, un nodo di amore e perdita, desideri e delusioni che rivela il dolore e la sorpresa della vita vera.

Leggerlo, come ha ben sottolineato lo scrittore David Ebershoff «è come studiare una vetrata da vicino, ogni pezzo luminoso e tagliato con precisione, ma quando fai un passo indietro e lo vedi nel suo insieme scopri una grande, bella, misteriosa opera d'arte».

Perché la visione di Bill Clegg è allo stesso tempo intima e grandiosa.

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