Camionisti, preti e secchioni salveranno il pop americano

Daughn Gibson ha scoperto il soul alla guida dei Tir, Vito Aiuto nella sua chiesa, David Longstreth a Yale. Ora reinventano la canzone Usa con un tocco di spiritualità

Camionisti, preti e secchioni salveranno il pop americano

Un secchione, un pastore presbiteriano e un camionista salveranno il pop a stelle e strisce. Il pop inteso come capacità di creare melodie a presa rapida senza scadere nella filastrocca, nella melassa, nella banalità. La nuova generazione di cantautori non passa in radio, non va in rotazione sui canali musicali di MTV, non viene invitata dalle tv generaliste, è promossa con scarsa convinzione dalle stesse case discografiche che la distribuisce. Il che la dice lunga sulle radio, su MTV, sulle tv generaliste e sulle case discografiche. Forse se l'industria nel suo complesso avesse più rispetto dei suoi clienti e non dimostrasse in continuazione di considerarli trogloditi da rimpinzare di schifezze stereotipate o urlatrici da talent (talent?) o di vecchie cariatidi spompate esisterebbe ancora un po' di interesse intorno alla musica e il mercato non sarebbe al collasso totale. Quindi non sono molte le occasioni per imbattersi nel secchione, nel pastore presbiteriano o nel camionista sui media tradizionali. Comunque per fortuna esiste il web: e tutti i nomi che incontreremo in rete sono ben noti. Non trovate il loro cd nei negozi? Nessun problema, servitevi su internet, pagando il dovuto naturalmente. Scoprirete che in molti negozi on line questi titoli sono «spinti» con intelligenza e lungimiranza.
Partiamo dal camionista, il più discusso: amato o odiato, senza vie di mezze. Un poseur per i detrattori, un genio capace di spaziare dal country ai Joy Division per gli ammiratori. Lui si chiama Daughn Gibson, ha inciso un album intitolato All Hell, si fa fotografare in posa da Elvis e fino a poco tempo fa per sbarcare il lunario guidava i TIR. Proprio in viaggio, grazie alla radio sempre accesa, ha scoperto il country e se ne è innamorato. Deposti i chitarroni punk del gruppo in cui militava senza fortuna, Gibson ha inciso un disco che sta a metà tra le polverose highway statunitensi e le periferie di Manchester degli anni Ottanta. Un occhio alla Sun Records, l'etichetta che lanciò Presley, Cash, Perkins, Jerry Lee Lewis; e l'altro alla Factory di Joy Division e New Order. Senza dimenticare le nuove stelle dell'elettronica Uk come James Blake.
Il pastore presbiteriano Vito Aiuto arriva, in compagnia della moglie Monique contitolare del marchio The Welcome Wagon, forte della «raccomandazione» di Sufjian Stevens, genietto riconosciuto del nuovo pop. Il duo di Brooklyn, New York è specializzato in country e folk con sfumature gospel. Scopo della musica, secondo Aiuto, è «creare le condizioni giuste affinché Dio ispiri le persone». E in effetti perfino la cover di High, brano dei nichilisti Cure, suona rassicurante e commovente. Il titolo dell'album, Precious Remedies Against Satan's Devices, viene dritto da un manuale di precettistica religiosa del 1652, opera del predicatore inglese Thomas Brooks. I testi citano il Salmo 22, gli inni sacri di Samuel Medley, David Crowder (ex leader della omonima band christian rock), il poeta John Donne. Pretenzioso? No, intenso. Sia lodato Vito Aiuto.
Il secchione con laurea a Yale si chiama David Longstreth. È il più noto del lotto. I suoi Dirty Projectors, di cui è padre padrone, nel 2009 hanno venduto 86mila copie con l'album Bitte Orca, gioiellino in cui cori e percussioni, preponderanti nel suono della band, richiamavano il pop speziato d'Africa dei Talking Heads. Non è infatti un caso che Longstreth abbia collaborato con David Byrne, ex leader delle teste parlanti, e anche con Bjork, abituata a sperimentare restando nell'ambito della canzone. Il nuovo album semplifica un po' la formula, essendo più orecchiabile del fortunato predecessore. Occhio al titolo enigmatico ma programmatico: Swing lo magellan fornisce subito le coordinate a chi fosse interessato. Da una parte richiama lo storico spiritual Swing low, sweet chariot, dall'altro evoca l'esploratore portoghese che per primo circumnavigò il mondo. Come dire: tradizione e avventura.

E infatti i Dirty projectors sporcano la melodia soul con percussioni e voci, tenendo il resto della strumentazione al minimo.
Inferno (Daughn Gibson), Paradiso (Welcome wagon), spiritual (Dirty projectors). Per fare bella musica pop evidentemente ci vuole l'anima. Ecco cosa manca alle megaproduzioni patinate più in voga.

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