Cultura e Spettacoli

Per capire Occidente e Oriente serve Cioran

Felice Modica

Momoko è una bella ragazza giapponese che a lungo ha vissuto a Roma, parla correntemente molte lingue e filtra la sua visione dell'Europa attraverso l'educazione orientale. Potrebbe essere invincibile, se le riuscisse appieno il controllo dei sentimenti, in particolare, quella voglia di maternità mal dissimulata dietro la corazza di donna libera e senza legami. Si tratta della principale protagonista del nuovo romanzo di Laura Imai Messina, Non oso dire la gioia (Piemme, pagg 408, euro 17,50, in libreria dal 13 febbraio). La sua vicenda si snoda tra Roma e Tokyo, incrociandosi con le vite di Marcel, Clara, Jean. Ciascuno col proprio fardello di aspirazioni, segreti, sogni, frustrazioni. Tutti accomunati da una certa fragilità e, in fondo, dalla difficoltà di interpretare la condizione umana, che è quella dell'animale sociale. Il titolo del volume è una citazione di Emil Cioran: esprime, col nichilismo del filosofo rumeno, l'annientamento totale di un amore assoluto come quello dato dalla maternità consapevole. Appunto: «Non oso dire la gioia, di sentirsi superflui, spossessati, fuori gioco, strappati alla catena dei vivi».

Si dice che la seconda prova sia quella decisiva per un romanziere. La giovane Laura Imai Messina, dopo il successo di Tokyo orizzontale (sempre Piemme), con Non oso dire la gioia la supera a pieni voti. L'autrice si muove dall'Europa all'Asia, abbracciando anche diversi piani temporali. In ciò certo aiutata dalla personale esperienza romana d'origine, vive a Tokyo, dove insegna all'Università e ha sposato un giapponese - Imai Messina, in un certo senso, pur restando nel campo della narrativa, si muove nel solco di Fosco Maraini che, per primo, con le sue Ore giapponesi, gettò un solido ponte culturale tra Oriente e Occidente. I suoi romanzi, infatti, decrittano alcuni aspetti dell'imperturbabilità nipponica, spiegano «il fascino complesso di una folla, la apparente confusione di Shinjuku», dove tutto si riassume, «dove ogni cosa è in costante, irrequieto movimento, compendio di umanità, epitome del mondo». E spiegano anche ai giapponesi come comprendere il nostro pazzo e meraviglioso Paese..

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