Carezze, avventure e rock. Era l'anima dei New Trolls

Addio al fondatore del gruppo: segnò un'epoca e fu simbolo della generazione che per prima "trasgredì"

Carezze, avventure e rock. Era l'anima dei New Trolls

C'erano i New Trolls. C'era Vittorio De Scalzi. Non ci sono più quei New Trolls, non c'è più Vittorio. Se ne è andato per una fibrosi polmonare, eppure l'età sua era ancora bella, di anni settantadue con la voglia di scrivere e cantare ancora, con il naso arricciato e quella faccia un po' così che aveva lui che veniva da Genova. Genova per lui non era affatto una idea come un'altra, lo poteva e lo può dire e cantare Paolo Conte che sta in fondo alla campagna del Piemonte. Genova ha il profumo e il sapore di Fabrizio e di Gino, dico della musica e delle parole che hanno accompagnato una e più generazione, i favolosi anni Sessanta e Settanta, i capelloni e le minigonne, i mangiadischi per la camporella, i pantaloni a zampa d'elefante e poi i borselli, c'era davvero voglia di musica diversa, pure strana, roba psichedelica e ritmi imprevisti, dondolavamo con il twist, si furoreggiava con il rock and roll, si gigioneggiava con l'hully gully, il pomeriggio in discoteca stava prendendo il posto delle feste in casa, quelle con le tapparelle semichiuse, i sandwich con l'oliva maligna nascosta sotto la maionese, coca cola e aranciata, quando la madre improvvisamente apriva la porta del tinello o salone, accendendo la luce scopriva i danzanti avvampati di passione. Sul giradischi andavano i quarantacinque giri di Donaggio e dei Beatles, Alain Barriere e Françoise Hardy, spuntarono i New Trolls. Vittorio, Nico, Gianni, Giorgio, quelli veri, unici, esclusivi, irripetibili, De Scalzi-Di Palo-Belleno-D'Adamo, i critici musicali dicevano che suonassero un rock progressivo, in verità era, di massima, musica vera, di artisti e non zatteranti di balere. Vennero gli Stones, per la prima volta in Italia, debutto a Bologna, aprile, giorno 5 del 1967, i New Trolls erano neonati, al palasport vennero chiamati, assieme agli Stormy Six e a tale Carrisi Al Bano, per avviare il concerto. Giornata calda, non per il clima metereologico felsineo ma per il fatto che Mick Jagger e il resto della band avessero dovuto subire una perquisizione fastidiosa al Forlanini aeroporto di Linate, storie di cannabis e affini, i solerti funzionari dello scalo milanese non trovarono uno spillo, i Rolling Stones misero il broncio, rifiutarono fotografie e autografi, De Scalzi li vide arrivare al Palasport e fu come l'apparizione dei re magi, oro, incenso e birra, a boccali direi. L'esordio di Charlie Watts fu disastroso, sbagliò il tempo d'inizio di The Last Time, Jagger restò muto, richiamò la band nel backstage, due parole in cockney sbrigativo e poi il concerto incominciò sul serio, davanti a spettatori duemila, al pomeriggio, cinquemila la sera. I New Trolls incassarono la fama e due lire, gli inglesi trenta milioni per le quattro esibizioni, Bologna-Roma-Genova-Milano, tre quarti d'ora scarsa di performance ma roba grossa e seria, tra ragazzine deliranti dinanzi alla bocca di Mick e al biondo ondame di capelli di Brian Jones che lanciava rose a tutte. Petali di un tempo strambo, i jukebox stazionavano nei bar e sulle piattaforme delle spiagge, cento lire tre pezzi, cinquanta lire un quarantacinque giri, Ami Continental e Rock Ola gli apparecchi di grande spolvero, luci e rotelle per scegliere i brani.

Vittorio De Scalzi si è portato dentro quest'epoca che sembra antica ma conserva i suoi sapori e profumi chiari, definiti, con un techeteche si può tornare ad annusarli, ripetendo le parole e viaggiando indietro negli anni, chiudendo gli occhi per quella carezza della sera e non sai più se ci manca quella carezza o quella voglia di avventura, voglia di andare via di là. Non un semplice testo ma la culla dei pensieri di Vittorio che era cresciuto alla scuola di Fabrizio de André e dunque la parola aveva la prevalenza sulla melodia, il pensiero sull'urlo.

Eppure l'esistenza di Vittorio De Scalzi non era stata soltanto di festival (sette a Sanremo) e grandi reunion, c'era stata anche la tragedia di Alice, la figlia sua morta di trombosi cerebrale quanto si era affacciata ai trent'anni, e l'incidente terribile in auto, accaduto a Nico Di Palo, compagno di band che nel gennaio del Novantotto si ritrovò in velocità un carico di granoturco caduto da un autocarro che sbandava sulla corsia opposta. Domenico «Nico» restò in coma per oltre un mese, recuperò la vita ma non pienamente la memoria, l'emiparesi gli tolse parte della voce e limitò i movimenti al punto che fu costretto a lasciare la chitarra per le tastiere.

Erano anni più recenti, la storia dei New Trolls aveva conosciuto cambi di direzione, in tutti i sensi, conservando tuttavia il fascino che quel tempo si era costruito addosso, il tempo dei complessi detti poi band, le cover dei brani inglesi e americani, i Rokes, l'Equipe 84, i Dik Dik e i Camaleonti che, nei giorni scorsi, hanno perso, pure loro, un testimone, la voce di Tonino Cripezzi addormentatosi in un letto d'hotel, dopo l'ultima esibizione. Negli occhi, nel cuore c'è un vuoto grande più del mare, ritorna alla mente il viso caro di chi spera questa sera, come tante, in un ritorno (Una miniera, De Scalzi-Di Palo-D'Adamo, 1969).

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