Censura, ipocrisia, illibertà: perché il politicamente corretto non ha senso

Gene Gnocchi, Edoardo Ferrario e Dario Cassini ai nostri microfoni per parlare dell'immarcescibile politically correct

Censura, ipocrisia, illibertà: perché il politicamente corretto non ha senso

“Ormai non si può dire più nulla”. Una frase che sentiamo sempre più spesso, sempre più vera. Il politicamente corretto è imperante, (forse) immarcescibile ma sicuramente dannoso per la creatività. A spiegarlo è stato Paolo Sorrentino, non il primo passante fermato per strada: "Il politically correct è un po' un fardello per la creazione artistica, l'arte migliore nasce da un intento di scorrettezza”.

Una delle categorie più colpite da questa moda puritana è quella dei comici. Vietato scherzare sulle persone di colore, sui nani, sugli obesi. Figurarsi toccare la comunità LGBT, quasi un crimine. Un’attitudine che ha prodotto stupidaggini come l’asterisco e la schwa, e che potrebbe non fermarsi qui. Giovanni Storti ai nostri microfoni ha ammesso che forse il Trio oggi non potrebbe più fare certi sketch a causa di questa ingiustificata tendenza. Un pensiero condiviso da molti colleghi, sia della vecchia guardia che delle nuove generazioni. In questa prima parte, il pensiero di Gene Gnocchi, Edoardo Ferrario e Dario Cassini.

Gene Gnocchi: “Chi se ne frega del politicamente corretto”

Gene Gnocchi

Per un comico è vietato farsi paturnie, secondo Gene Gnocchi. Il celebre battutista non usa troppi giri di parole: “Il discrimine è penale: se io ti oltraggio o ti affamo, hai la possibilità di querelarmi. Tutto il resto sono cazzate. Io posso fare battute su qualunque cosa. Consiglierei a tutti di andare a vedere l’ultimo spettacolo di Ricky Gervais, 'Humanity', dove lui passa mezzora a spiegare quanto sia pernicioso il politically correct. La battuta poi chiaramente può essere interpretata in tanti modi, ma questo dipende dall’interlocutore. Se ti ritieni diffamato o oltraggiato, hai tutte le possibilità di farlo valere in giudizio. Ma il comico non può essere limitato dal politicamente corretto”. A differenza di altri colleghi, Gene Gnocchi non avverte particolari pressioni. Il motivo è semplice, se ne infischia: “Non mi sento condizionato dal fatto di fare delle battute. La battuta si fa perché il nostro lavoro, è nel nostro DNA".

La battuta può anche non centrare l’obiettivo, ma questo dipende da chi la fa. Il clima del politicamente corretto è pesante, non ci sono dubbi, ma non deve precludere la libertà di fare battute: "Io credo che questa moda non passerà perché è alimentata soprattutto dai social. Ognuno si sente protagonista, ognuno si sente censore. Io da quindici scrivo per La Gazzetta dello Sport con il Rompipallone. Quindici anni fa se scrivevi che la Juventus aveva giocato peggio del Canicattì, potevi dirlo. Se lo dici adesso, arriva il sindaco di Canicattì che mi dice ‘come cazzo ti permetti?’o che sono un coglione. Non è accaduto, sia chiaro, è un esempio. I social hanno portato questa iper sensibilità, ma chi se ne frega”.

Edoardo Ferrario: “Castrarsi sarebbe la fine dell’arte”

Edoardo Ferrario

“Sicuramente è un periodo in cui c’è grandissima attenzione al linguaggio. I comici che giocano con un linguaggio ambiguo sono una categoria a rischio”, l’analisi di Edoardo Ferrario, primo stand up commedia italiano ad avere un Comedy Special su Netflix. Il trentacinquenne, tra i più amati dai giovani, ha le idee abbastanza chiare: ”Io credo che la comicità cambi con il linguaggio. Il linguaggio è cambiato rispetto agli anni Settanta e agli anni Ottanta. Se il politicamente corretto, in una delle sue accezioni, significa che non si possono più fare le stesse battute che si facevano negli anni Settanta e Ottanta – soprattutto quelle superficiali e volgari – allora in questo caso sono d’accordo. È vero che alcune battute hanno sempre fatto ridere e oggi non si possono più dire, ma per me questo è un bene. Se vedo oggi delle commedie degli anni Ottanta, effettivamente ci sono battute su omosessuali, donne e categorie più sensibili che sono superficiali. Non vedo nulla di male in un’attenzione maggiore sul linguaggio”.

Attenzione però, questo non significa mettere la parola fine alle pungolature: “Il problema è che un’attenzione smisurata per tutelare la sensibilità di chiunque risulta essere la cosa più dannosa che si possa fare nella comicità. La comicità deve fare ridere e per fare ridere ti devi confrontare con una persona. Oggi c’è il grande equivoco per cui sembra che una battuta debba necessariamente costituire un’offesa". Qui torna l'iper sensibilità, ma anche l'ingombrante individualismo per cui ci riteniamo tutti assolutamente speciali: "Ma la battuta è un confronto, non un’offesa. Viene interpretata così da chi non vuole ascoltare il confronto. Io credo che i comici possano continuare a fare battute su tutto quello che vogliono, comprese minoranze e categorie più sensibili. Il comico è un artista con un punto di vista. Il delitto peggiore che possiamo commettere è smettere di fare battute per paura di dire una parola sbagliata. Sarebbe la fine dell’arte, la comicità si nutre della differenza". Per Ferrario non ci sono dubbi: meglio dire una cazzata ogni tanto e sbagliare piuttosto che trincerarsi nelle proprie conoscenze e fare battute solo sulle categorie alle quali si appartiene. E qui entra in gioco la buona fede del comico: "Io penso che un comico possa fare battute su persone di altre culture e con un orientamento sessuale diverso, io lo faccio molto spesso e so di essere né razzista, né omofobo, né una persona violenta”. Ferrario, presto protagonista su Amazon Prime Video con il comedy show “Prova prova sa sa”, crede che il politicamente corretto sia una moda che presto passerà: “Perché la comicità deve fare ridere ed è lo sfogo che il comico si prende sulle spalle. E’ lo sfogo di una collettività. L’importante è che il comico non sia omofobo e razzista”.

Dario Cassini: “Un conto è il rispetto, un altro è l’ipocrisia”

Dario Cassini

Per Dario Cassini questo clima di politically correct è destinato a continuare, se non ad aumentare. “Nel massimo rispetto delle battaglie per l’identità e il riconoscimento dei generi, che mi vedono alleato e ammiratore, ma il comico deve necessariamente irridere il sistema all’interno del quale è intriso”, il suo j’accuse: “Un conto è il rispetto, un altro conto è l’ipocrisia. Il giullare di corte deve prendere in giro il re, deve dire che il ‘re è nudo’. Se me lo impediscono, io sono in grave difficoltà”. E a proposito di stoccate:“Io non capisco perché i comici debbano essere corretti in un’Italia che è politicamente corrotta”. Ora protagonista a “Ballando con le stelle”, il comico napoletano ha messo in evidenza che“non si può chiedere a Cattelan di fare una natura morta, Cattelan deve scioccare con le proprie idee realizzate matericamente”: “Io non sono Cattelan, ma ho un’opinione, ho un punto di vista che deve essere necessariamente trasversale. Io vivo un’esistenza onesta e giusta da genitore, ma questo non nega il fatto che io salga sul palco e debba trasformarmi in un supereroe che dica delle cose che smuovano un minimo le coscienze laddove tra la crisi economica e la crisi del mondo dello spettacolo, vogliono metterci un bavaglio. Il mio mestiere mi obbliga ad avere un’opinione, non posso conformarmi”.

Stimolato dalle critiche - “se non ottenessi critiche significherebbe che ho lavorato male” – Cassini ribadisce di non voler in alcun modo soffiare sul fuoco o spegnere gli incendi con la benzina, ma l’importante è che ci sia attenzione intorno a un concetto: “Se non è il mio ed è quello di qualcun altro, io lo sposo comunque se lo trovo giusto, onesto, saggio e perché no pericoloso”. Gli spettacoli di Cassini mettono “nel mirino” le donne, ma c’è un dettaglio che non passa inosservato: “Sette biglietti su dieci ai miei spettacoli sono acquistati dalle donne, questo è il mio successo. Sono le prime a ridere delle loro idiosincrasie e delle loro fissazioni. Ridono dei loro comportamenti totalmente diversi dei nostri ed è proprio questo che mi fa incazzare: io parlo della diversità tra il sesso maschile e il sesso femminile e non riesco a capire perché non possa parlare delle altre diversità”. Ma non è tutto: “Non credo che tutti i generi sessuali siano contenti che non si accenni a loro. Loro vogliono attenzione e io gliela voglio dare”.

Se ne deve parlare, soprattutto se ne deve parlare in maniera divertente: “Se il pubblico è attento, quando il comico dice qualcosa di rischioso lo fa non per ottenere un bieco scopo personale, ma per parlare in maniera trasgressiva e trasversale di una cosa che altrimenti diventerebbe normale. E la normalità è triste”.

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