Tra l'artista in giuria e il talent show lo scambio è sulla carta perfetto: lui porta competenza e (qualche volta) autorevolezza, ricevendo in cambio un cachet importante e, se va bene, un aumento di popolarità. Qualche volta l'incremento è davvero considerevole. Prima di X Factor, Morgan era praticamente sconosciuto al grande pubblico ma, edizione dopo edizione, è diventato un'icona. Altre volte è quasi nullo (ad esempio Lodo Guenzi). Nel caso di Sfera Ebbasta lo scambio non è più sinallagmatico, ossia vicendevole. A rischiare di più è il talent show che si è esposto (consapevolmente) alle stesse polemiche extramusicali che l'anno scorso ha rapidamente evitato rescindendo il contratto con Asia Argento coinvolta da un'accusa di molestie. Sfera Ebbasta è arrivato al tavolo di questa edizione dopo aver costruito una breve carriera da «trapper» che non gli ha fatto guadagnare molto in termini di reputazione musicale ma lo ha trasformato in un eroe generazionale. Come spesso accade, gli eroi generazionali sono veri e propri messia per, appunto, una generazione ma per lo più sconosciuti per tutte le altre. In questo caso, Sfera Ebbasta è purtroppo riconosciuto da tantissimi per la tragedia di Corinaldo, nella quale non ha naturalmente responsabilità ma che, come lui stesso conferma, ha segnato la sua carriera. Ora gli conviene X Factor? E lui conviene al talent show? Forse no.
X Factor si espone alla solita mitragliata di polemiche che, magari, giovano agli ascolti ma mettono tra parentesi la musica. E per Sfera sarebbe stato meglio concentrarsi sulle nuove canzoni e non sulle inquadrature di uno show tv (che peraltro il suo ambiente ha sempre criticato).
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