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Il Codacons querela Fedez e i suoi follower: "Diffamazione, associazione a delinquere e induzione a commettere reati"

Prime mosse legali del Codacons contro Fedez dopo la querelle di marzo sulle donazioni per gli ospedali italiani; al comunicato Codacons risponde Fedez

Il Codacons querela Fedez e i suoi follower: "Diffamazione, associazione a delinquere e induzione a commettere reati"

Nuovo capitolo nella diatriba tra il rapper Fedez e il Codacons. Stando a quanto riferito dall'Adnkronos, l'associazione dei consumatori avrebbe deciso di passare alle vie legali contro il cantante dopo i fatti accaduti lo scorso marzo, quando tra Fedez e il presidente Carlo Rienzi scoppiò la polemica sulle donazioni per la realizzazione della terapia intensiva del San Raffaele.

"Diffamazione, calunnia, associazione a delinquere, violenza, minacce plurime e induzione a commettere reati", sono queste le accuse depositate dal Codacons contro Fedez in una formale querela sporta presso la Procura della Repubblica di Roma. Stando a quanto apprende l'agenzia di stampa, si tratterebbe di un lunghissimo esposto nel quale vengono elencati con dovizia di particolari i presunti reati contro l'associazione e contro il presidente Carlo Rienzi. Tutto è nato poco meno di due mesi fa, quando il Codacons bollò come ingannevoli le commissioni sulle attività di raccolta fondi private che in quei giorni si stavano moltiplicando nel nostro Paese. Spinta dal moto solidale per la tragedia che si stava consumando nel Paese a causa del coronavirus, l'Italia si mobilitò per organizzare collette volontarie per supportare gli ospedali, alla spasmodica ricerca di denaro per la realizzazione urgente di nuovi posti letto. Fedez e sua moglie Chiara Ferragni si sono fatti ambasciatori di una di queste iniziative, creando una raccolta fondi su un sito web. Il loro slancio di solidarietà ha coinvolto l'intero pianeta, tanto che in pochi giorni sono stati raccolti, solo con quella colletta, circa 4.5 milioni di euro.

L'azione svolta dal Codacons era rivolta a ottenere un provvedimento d'urgenza da parte dell'Antitrust, che di tutta risposta dichiarò illeggittimo il meccanismo denunciato dall'associazione dei consumatori. Da qui è partita la querelle che ha coinvolto in prima persona Fedez e Carlo Rienzi, che per giorni si sono affrontati con un intenso scambio di video affidati ai social. Ne è nato un acceso dibattito che ha coinvolto anche altri volti noti e l'intera opinione pubblica, vista la grande sensibilità del Paese in questi giorni di gravissima emergenza. Fedez non ha risparmiato accuse all'associazione dei consumatori, secondo lui rea di voler intralciare la macchina della solidarietà con cavilli burocratici. "Fedez ha scatenato i followers contro il Codacons garantendo loro la totale immunità ", ha spiegato il Codacons all'Adnkronos, riportando le parole di Fedez in merito alla sentenza con la quale il tribunale ha rigettato una sua querela perchè "il web non è un mezzo diffamatorio."

Nei giorni successivi, Fedez aveva sollevato una seconda polemica, accusando il Codacons di aver "Distratto le donazioni per finanziare se stessa. Tesi ridicola e smentita dalle informazioni contenute nella pagina in questione del sito Codacons, in cui si dichiarava in modo trasparente che le donazioni servivano a finanziare l'attività legale dell'associazione in tema di coronavirus." L'azione legale dell'associazione presieduta da Carlo Rienzi non si è limitata al solo Fedez. Il Codacons ha coinvolto anche alcuni follower del cantante, che "aizzati dal rapper hanno pubblicato sul web minacce di morte e post violentissimi contro il Codacons." Pare che la polizia postale sia già in azione per individuare i nomi delle persone coinvolte. Il Codacons si riserva anche di preparare "un'azione risarcitoria in sede civile."

Pochi minuti dopo è arrivata la replica di Fedez, che attraverso il suo profilo Instagram ha voluto dire la sua sulla vicenda: "Chi costruisce una terapia intensiva da zero per dare una mano in questa emergenza si becca cento cause in un giorno. Questo è un Paese in cui tutto è possibile, il fottutissimo sogno italiano." Il rapper sembra scosso nel video pubblicato pochi minuti dopo essere venuto a conoscenza dell'azione legale: "Nella vita non ho capito un cazzo. Per cercare di dare un mano, senza pretendere nemmeno una pacca sulla spalla, cosa ho guadagnato? Cinque anni che perderò in tribunale a intasare i pubblici uffici. Perché? Perché un'associazione che promuoveva una raccolta fondi spacciata per aiuto al coronavirus, che poi i soldi finivano a loro, ha deciso che non sono al livello della loro moralità.

Mi viene da ridere."

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