Cultura e Spettacoli

L'Europa corre verso il suicidio

Una società si definisce in base a cosa crea ma anche in base a cosa conserva

L'Europa corre verso il suicidio

Una società si definisce in base a cosa crea ma anche in base a cosa conserva. Il cristianesimo, a quanto pare, non farà parte del bagaglio che l'Europa porterà nel futuro. Pierre Manent, allievo di Raymond Aron, ha appena pubblicato Blaise Pascal et la proposition chrétienne (Grasset). Il libro, segnalato da Giulio Meotti sul Foglio, affronta in particolare il declino del cattolicesimo nella nostra società. Scrive Manent: «Così come Israele si è formato nell'Alleanza e nella contesa amorosa con il suo Dio, la dinamica della storia europea si è svolta in un confronto incessante con il cristianesimo». L'Europa però ha «deciso di rinascere. Ma questo battesimo è la cancel culture. Lo dichiara pubblicamente, lo dimostra con le sue azioni: l'Europa non è cristiana, non vuole esserlo. Vuole essere qualcos'altro, è aperta a tutte le altre possibilità, anche essere niente, ma non essere cristiana». Si va in una direzione illiberale, con lo Stato a dominare attraverso l'assistenzialismo. La scienza farà da ancella. Manent: «Niente sfugge alla sorveglianza del welfare state e all'intrusione dello sguardo scientifico. Il progetto europeo si basa sulla decisione di rifiutare ogni continuità tra la nuova Europa e quella che l'ha preceduta, come a proteggersi dalla contaminazione. Un presepe è accettabile nello spazio pubblico solo come residuo folcloristico». Venuto meno il tessuto morale del cristianesimo, si sprofonda nella cultura del politicamente corretto: un insieme «formidabile» di regole scritte o non scritte che pervadono la sfera della comunicazione e tendono a farsi legge.

Il tema non è nuovo. Per restare in Francia, il filosofo Alain Finkielkraut nel saggio L'identità infelice: «L'Europa ha smesso di credere nella sua vocazione (passata, presente o futura) di guida dell'umanità verso la realizzazione della sua essenza. Per l'Europa non si tratta più di convertire chicchessia (conversione religiosa o riassorbimento della diversità delle culture nella cattolicità dei Lumi), ma di riconoscere l'altro attraverso l'ammissione dei torti compiuti nei suoi confronti. L'Europa è tenuta, più in generale, ad accogliere ciò che essa non è, cessando d'identificarsi con ciò che essa è». E ancora: «I suoi chierici, sul finire del XX secolo, non prendono le difese dell'Aufklärung (illuminismo, ndr) contro il romanticismo, ma prescrivono una cura da cavalli contro ogni hybris: il romanticismo verso gli altri. Se l'Europa deve denazionalizzarsi e rinunciare di slancio a ogni predicato identitario, è perché possano svilupparsi liberamente le identità che la sua storia ha maltrattato».

La cancel culture è lo strumento che facilita la corsa verso il nulla.

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