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"Diavoli": ecco perché sarà la serie tv del momento

Un thriller potente, realistico e sofisticato, che racconta l'Olimpo della finanza mondiale rendendo in parte più comprensibile anche la complessa situazione dei giorni nostri

"Diavoli": ecco perché sarà la serie tv del momento

"Diavoli", la nuova serie tv targata Sky Original, è destinata ad appassionare un gran numero di spettatori, anche i meno avvezzi a tematiche finanziarie e i meno amanti del genere thriller.

Del resto stiamo vivendo la più grande e più imprevedibile crisi dell’epoca moderna, un momento storico in cui è più che mai evidente quanto la vita del singolo e il destino del mondo siano indissolubilmente intrecciati alla triade laica finanza-politica-economia.

Tratto dall'omonimo best-seller di Guido Maria Brera (che compare un istante nel quinto episodio), "Diavoli" è suddiviso in dieci episodi (di cui abbiamo potuto visionare i primi sei in anteprima) e girato, interamente in inglese, tra Roma e Londra.

Siamo nella capitale inglese nel 2011. Massimo Ruggero (Alessandro Borghi) è un giovane e rampante businessman, l'Head of Trading di una delle più importanti banche di investimento, nonché pupillo del CEO, l'americano Dominic Morgan (Patrick Dempsey). E' ad un passo dall’essere premiato con la carica di suo vice quando la promozione sfuma a causa dell'indagine sull’apparente suicidio di un collega. Massimo si scopre coinvolto in una guerra finanziaria intercontinentale mossa da quelli che lui definisce diavoli: individui senza scrupoli che governano nell’ombra i destini del mondo. Dovrà decidere se combatterli o unirsi a loro.

Le vicende personali e professionali del protagonista e del suo team, così come di Dominic e della sua famiglia, si intrecciano a quanto avvenuto fra il 2009 e il 2011, quando l’Europa era sotto un severo attacco finanziario. Filmati di repertorio avvallorano la credibilità dei retroscena rivelati durante la narrazione. "Diavoli" racconta di anime oscure e dall'istinto predatorio, avvezze a mentire e a rafforzare il proprio potere indebolendo quello altrui. Dettano le proprie regole, incuranti di uccidere il futuro delle prossime generazioni e siedono nei consigli d'amministrazione di quello che la serie definisce crimine legalizzato: le grandi banche. I diavoli si sono fatti strada intercettando il vuoto lasciato dalla politica e ricorrono a traffico d'informazioni, patti e minacce perché hanno capito che il miglior modo per predire i mercati è controllarli.

Borghi (merita seguirne la performance in lingua originale) dimostra di essere un attore di statura internazionale. E' perfetto nel ruolo dell'introverso ma determinato, nutrito dal fuoco di un'ambizione che gli porterà via molto in termini di affetti: una moglie creativa, sicuramente instabile ma amatissima. Incolore la presenza di Kasia Smutniak fino al quinto episodio, in cui finalmente il suo ruolo acquista spessore. Quanto a Dempsey, l'attore si spende poco ma va bene così, l'indecifrabilità è il cuore del personaggio che interpreta ed è quel che rende il suo rapporto col protagonista ancora più complesso e sfaccettato. Ci sono poi figure secondarie ma fondamentali, come quella di una giovane attivista di Subterranea, piattaforma clandestina di controinformazione, e del suo fondatore, un uomo con un passato da “assassino economico” in forza agli USA ma poi pentitosi amaramente delle conseguenze di quel lavoro.

"Diavoli" parla di equilibri geo-politici con tono sobrio e moderno. Le grandi vetrate delle architetture dei suoi palazzi del potere alludono efficacemente alla mancanza di trasparenza di ciò che vi avviene dentro. I personaggi centrali hanno un aspetto integerrimo, atto a nascondere l'assenza di pulizia morale. L’atmosfera è realistica e coinvolgente, lo stile registico ha una creatività contemporanea che gioca molto sull'uso delle superfici riflettenti (e quindi deformanti), sugli scontri in luoghi metaforici come un ascensore di vetro o sulla prossemica di chi lavora in quella che è una vera war room. E' un peccato che i salti temporali, numerosissimi, siano scanditi visivamente solo dalla comparsa in sovrimpressione dell'anno e dal cambio di capigliatura del protagonista: davvero troppo poco, il rischio di fare confusione tra passato e presente è palpabile.

In linea generale "Diavoli", prodotto valido, appassionante e ben confezionato, è reso imperdibile soprattutto dal fatto di sviscerare dinamiche che hanno dominato avvenimenti non così lontani da quelli attuali.

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