"Così abbiamo realizzato le lacrime di Achille Lauro". Tutta la verità dietro al suo trucco

Intervista a Simone Belli, il make up artist che si è occupato del trucco di Achille Lauro e di molti altri personaggi di Sanremo

"Così abbiamo realizzato le lacrime di Achille Lauro". Tutta la verità dietro al suo trucco

Dietro il make up di Achille Lauro e in generale a quello di tutti gli artisti di Sanremo c’è un lavoro enorme su cui spesso non ci si sofferma troppo. Una pianificazione di mesi che coinvolge le eccellenze italiane in questo ambito, famose anche a livello internazionale. Tra queste Simone Belli make up artist che ha truccato le più grandi star mondiali e che in questo Festival è l’artefice, insieme alla sua equipe, del look di Achille Lauro e di molti altri personaggi.

Di chi si è occupato in questo 71 esimo, complicatissimo, Festival?

“Premetto che non sono da solo. Dietro ho la mia squadra di truccatori, tutti grandissimi professionisti, che fanno parte della Simone Belli Agency. Per questo Festival stiamo seguendo tutto il progetto di Achille Lauro, poi Arisa, Laura Pausini, Emma Marrone, Matilde Gioli, Serena Rossi e anche Valeria Graci per il pre festival. Abbiamo rinunciato anche a molti altri progetti perché a mio parere bisogna sapersi anche fermare. Questo è un tipo di lavoro creativo che va pianificato nei minimi dettagli, non c’è spazio per le improvvisazioni”.

Che difficoltà avete incontrato?

“Il palco di Sanremo è forse il più difficile al mondo per tante ragioni. Prima di tutto perché puoi vedere il risultato finale solo quando l’artista in video. Inoltre deve essere pronto un’ora prima di salire sul palco e questo non ti permette in caso di ritoccarlo. Non in ultimo siamo in un periodo di Covid con un protocollo strettissimo di 98 pagine. Questo significa estrema attenzione in tutto e una squadra che viene suddivisa per curare i vari artisti senza poter interagire in nessun modo tra di loro”.

Parliamo di Achille Lauro che è uno dei personaggi più seguiti e attesi ogni sera. A che ora iniziate a truccarlo?

“Intorno alle 17,30. Nella performance con le lacrime della prima serata abbiamo iniziato addirittura alle 15,30 perché c’era bisogno di molto tempo per le unghie, delle vere e proprie sculture. Ovviamente questo riguarda solo dove c’è la necessità della “costruzione di un’opera” a cui lavorano tante persone”.

Come è stato creato il make up con le lacrime rosse?

“La prima sera lui indossava una maschera ricreata su un calco del suo visto. Sotto questa c’erano dei meccanismi a motore con dei tubicini di plastica da cui fuoriuscivano le lacrime colorate. Non si è trattato solo di make up. C’è stata una persona che si è occupata solo di questo effetto, oltre poi al trucco sopra. Anche il make up omaggio a Mina ha avuto bisogno di tutta una copertura delle sopracciglia per ricreare il personaggio che fosse un omaggio alla cantante, ma che rappresentasse in tutto Achille Lauro. La parrucca ad esempio è stata fatta a mano da due grandi artisti: Rocchetti insieme a Francesco Gregoretti che è il più grande parrucchiere italiano per il cinema. Hanno costruito l’acconciatura con la lunga treccia, capello per capello. Io ho seguito la lavorazione nel suo laboratorio e sono rimasto sconvolto dal lavoro che c’è dietro. Questo per dire che in una performance come quella di Achille Lauro, ma anche in altre, c’è tanto lavoro fatto da grandi professionisti. Eccellenze italiane che il mondo ci invidia”.

Quanti mesi di lavoro ci sono voluti per le performance delle cinque sere di Sanremo per lui?

“Ho iniziato a lavorarci dagli inizi di gennaio. Facendo una battuta non dormo da allora”.

Chi ha avuto l’idea creativa?

“Achille Lauro è l’artefice di ogni idea. Ho lavorato con lui anche lo scorso Sanremo e seguo tutti i suoi progetti. Ha un team strettissimo formato da Nick Cerioni che è il suo stylist e dal suo agente. Loro sono un po’ la mente iniziale del progetto. Poi c’è dietro Gucci e Alessandro Michele per quanto riguarda il look e poi pezzo per pezzo viene assemblato il tutto pensando anche a trucco e capelli. La prima parte è una specie di condivisione delle idee, da lì inizia la mia parte creativa con la scelta del team che lavorerà per lui e del materiale da scegliere. In questo caso per le cinque serate di Sanremo grande importanza è stata data alle varie parrucche e la scelta di Gregoretti è stata eccellente. Poi si è parlato dei colori da usare e infine alle forme. Il tutto condiviso con l’artista in uno scambio reciproco fatto di mail e idee che arrivano anche in piena notte. In questo Achille Lauro è eccezionale”.

Lei che lo conosce così profondamente che tipo è oltre il personaggio?

“Una mente geniale, un visionario attento ad ogni particolare. Questo è bellissimo perché ti coinvolge e ti fa sentire parte del progetto. È un artista che riesce ad emozionarsi. Quando hai un’idea e a lui piace è un tipo che apprezza moltissimo e ti incoraggia. A differenza di altri artisti che vogliono essere pronti in venti minuti, lui ha molto rispetto per il nostro lavoro e per i tempi di realizzazione”.

In totale quante ore ci vogliono per un trucco come quello di Achille Lauro?

“Cinque o sei, perché c’è tutta una costruzione. Truccare sopra le protesi facciali non è semplicissimo. Però c’è di bello che lui è un artista al servizio di altri, che comprende il lavoro che c’è dietro. Siamo arrivati a cronometrare al secondo la realizzazione per evitare qualsiasi tipo di ritardo. Lui ha una grande professionalità”.

Da molti l’esibizione è stata considerata blasfema. Come avete vissuto questa polemica?

“Di blasfemo nell’esibizione con le lacrime colorate non c’era proprio nulla. Credo che l’Italia dovrebbe cominciare ad aprire gli occhi. Tutto quello che è succcesso e che stiamo ancora vivendo ce lo ha un po’ insegnato. Per me blasfemo è un’altra cosa, soprattutto se contestualizzato in un’espressione musicale di glam rock dove di base hai glitter, paillettes e lustrini. Quindi il gioco il colore e il divertimento di quel mondo e di quell’epoca, che lui spiega prima, durante e dopo l’esibizione. In questo è molto attento e non lascia nulla al caso o all’interpretazione personale. Quelle lacrime rappresentavano la rottura, la ribellione contro la paura di dover sempre dimostrare chi siamo. Purtroppo la gente parla. Non è che non me lo aspettassi e alla fine ci può stare. Si deve lasciare la libertà a chi vuole vederci questo. Alla fine si parla tanto di Lady Gaga ma con Anchille Lauro ce l’abbiamo anche in Italia”.

Parliamo delle donne di Sanremo. Lei ha truccato da Laura Pausini ad Arisa passando per Matilda De Angelis e Matilde Gioli. Sono esigenti o al contrario molto semplici?

“Come dicevamo prima, bisogna imparare a conoscerle per poi far uscire con il trucco la loro personalità. Come agenzia le seguiamo tutto l’anno, quindi di loro abbiamo una conoscenza molto approfondita. Nel caso di Matilda De Angelis è proprio cresciuta con Nicoletta Pinna una delle mie truccatrici che l’ha seguita sin dagli esordi. È un’artista giovane ma già completa che sa recitare, cantare, ballare, presentare ed è un orgoglio per noi italiani. Con il suo make up abbiamo voluto dare l’idea quasi della ragazza della porta accanto, semplice e senza nessuna costruzione come è veramente lei. Anche i capelli, leggermente spettinati, li abbiamo voluti così. Qualcuno li ha criticati dicendo che sembrava che li avesse acconciati da sola, ma in realtà questa è stata una vittoria. Se sono stati notati significa che abbiamo centrato l’obiettivo. Al contrario di Lauro in questo caso non c’era una performance lei è una ragazza piena di talento ed energia ed è apparsa proprio così”.

Invece l’emozione di truccare la Pausini fresca dei Golden Globes...

“Anche lei la seguiamo da tempo, se ne occupa la mia truccatrice Manola. Ovviamente è stata un’emozione grandissima perché lei è un altro orgoglio italiano, con tutti i premi che ha vinto nella sua carriera. C’è grande empatia tra di noi”.

Anche con la Pausini c’è stata una pianificazione prima?

“Laura ha dietro una grande squadra di professionisti che curano ogni lato della sua immagine. È una donna estremamente organizzata. Ha sempre detto una cosa molto bella, che dal momento che sceglie qualcuno è tranquilla e non deve aggiungere altro. Ovvio che poi c’è lo scambio di idee ma conoscendola prima è tranquilla non deve controllare costantemente il risultato mentre la trucchiamo. In una situazione come Sanremo affidarsi a qualcuno di tua fiducia significa molto”.

A differenza delle cinque ore di Achille Lauro, quanto ci vuole a truccare un’artista?

“Andiamo abbastanza veloci, quaranta minuti massimo un’ora, perché conoscendola sappiamo già cosa fare”.

Arisa invece?

“È divertente, creativa e dolcissima pur avendo delle idee ben precise. Noi la prima sera le abbiamo fatto un trucco particolare che ha fatto storcere il naso a chi si trucca poco. Forse a chi non conosce bene le armocromie. Invece contrapporre al suo vestito rosso un rossetto più scuro ha accompagnato perfettamente la sua anima camaleontica. Poi lei ha una voce meravigliosa ed è una delle artiste che amo profondamente. È un vero piacere truccarla perché oltre ad essere professionale è anche molto divertente”.

Sia al festival di Venezia che a quello di Cannes ha truccato grandi star internazionali…

“Moltissime. Mi viene in mente Helen Mirren, Paz Vega. Charlotte Gainsbourg, Gwyneth Paltrow, Tilda Swinton. Di tutte queste e anche molte altre, quella che mi ha insegnato di più è stata Charlotte Gainsbourg. La prima volta che l’ho incontrata mi ha subito fatto capire la sua personalità rifiutando il parrucchiere e asciugandosi i capelli da sola come fosse al mare. Ha un concetto di minimalismo assoluto”.

Esistono ancora le dive, quelle che fanno i capricci?

“Esistono sì. E da queste io mi tengo fortemente lontano. La fortuna di avere tanti e bravi truccatori è che a volte posso permettermi di lasciar gestire il divismo a qualcun altro”.

Sono più dive le italiane o le straniere?

“Le straniere arrivano dopo che hai fatto una trafila lunghissima e solitamente il loro divismo lo dimostrano con il silenzio. Questo vuol dire che stanno lì a farsi truccare senza dare troppa confidenza. Al contrario ci sono personaggi come Helen Mirren che mi hanno addirittura dedicato un post considerando me e la mia squadra come delle Ferrari per la velocità con lui l’abbiamo preparata”.

Qualche nome?

“Mi viene in mente Dakota Johnson, l’attrice di “50 sfumature di grigio”. Pur avendola truccata tre volte, tra me e lei non è mai scattata l’empatia. Il lavoro è stato comunque molto bello, ma se devo dire, quando arriva in Italia preferisco farla seguire da uno dei miei truccatori. Anche Gwyneth Paltrow è algida eppure con lei c’è stata subito una simpatia”.

C’è qualcuna che non ha truccato a Sanremo ma che le è piaciuta?

“Noemi. Stava molto bene. Mi piace molto il nuovo colore di capelli più chiaro che la illumina”.

C’è un personaggio,

anche internazionale, che vorrebbe truccare?

“Sicuramente Lady Gaga. Per me rappresenta la follia pura. È una grande trasformista. Ho già incontrato Madonna ed è stata un’emozione, ma Gaga sarebbe un bel traguardo”.

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