Attenzione. Non è un'operazione nostalgia. Ma una piccola enciclopedia della storia del nostro Paese illustrata attraverso l'immenso archivio delle teche Rai. Maurizio Costanzo, l'inventore del talk show e di tanta tv italiana insieme a Umberto Broccoli, archeologo, presentatore e profondo conoscitore della tv, hanno unito le forze per regalare agli spettatori un programma prezioso. Rai, storia di un'italiana andrà in onda sul secondo canale per otto puntate, da sabato pomeriggio, alle due, con replica al giovedì notte. Un insieme di ricordi, aneddoti, filmati per raccontare i protagonisti della nostra storia dagli anni cinquanta, quando nacque la tv, ad oggi, dalla ricostruzione del dopoguerra agli anni Settanta al boom economico fino al nuovo millennio.
«Abbiamo pensato di realizzare il programma - spiega Costanzo in video-conferenza - per gli italiani chiusi in casa. Gli anziani avranno piacere a rispolverare la memoria di tanti fatti che hanno visto con i loro occhi e i giovani magari scopriranno cose che non sanno». «Pupi Avati - sottolinea Broccoli - ha richiamato l'attenzione sul fatto che la tv di Stato deve garantire più cultura, e noi cerchiamo di dare una risposta anche al suo appello». Ma Costanzo, pur molto contento dello spazio ricevuto, avanza anche delle rimostranze: «Mi appello alla Madonna dei palinsesti - dice - perché possa intercedere per cambiare l'orario della replica del programma, in terza serata al giovedì, quando la gente si alza per andare a lavorare». Insomma, quasi a dire, la Rai crede in lui ma fino a un certo punto: si valuterà come la trasmissione sarà accolta dal pubblico per decidere se cambiare orario.
Intanto, per comprenderne il sapore, ecco cosa si vedrà nella prima puntata, dedicata «all'inizio», cioè al 1954, anno di nascita della Rai: il primo annuncio di Fulvia Colombo (che in realtà è un falso perché non si facevano registrazioni e fu fatto rifare anni dopo), la sigla del Telegiornale (che era stata ripresa dal varietà radiofonico degli anni '30 I quattro moschettieri), la Domenica Sportiva, i pettegolezzi con Arrivi e partenze di Mike Bongiorno, l'antesignano dei talk Teleclub, la musica leggera con Settenote. Chicche come il matrimonio tra Edy Campagnoli e Lorenzo Buffon, zio di Gianluigi. Insomma, in nuce, tutto quello che si sarebbe visto negli anni successivi. «E, dunque, attraverso un sistema di concatenazioni - spiega Broccoli - arriviamo a mostrare il grande varietà alla Studio Uno, gli sceneggiati storici come I promessi sposi di Bolchi, l'Odissea, ma anche le grandi inchieste giornalistiche». «Riguardando le immagini ho rivisto come era bella quella tv - si entusiasma Costanzo - che fortuna avevano allora gli spettatori a gustarsi Gassman nel Mattatore, o Tognazzi o Vianello. Purtroppo non ne nascono più di attori così». Ma perché oggi non è più possibile realizzare programmi a questi livelli? «Un tempo esisteva l'avanspettacolo, il cabaret che oggi è scomparso e dunque non c'è più la fonte di approvvigionamento di attori e comici. E poi una volta si aveva molto più tempo per studiare e provare». «La differenza - aggiunge Broccoli - è tra semplice e facile, oggi si fa una tv facile, una volta una tv semplice». E cosa dovrebbe fare oggi la Rai per recuperare terreno? «Ricordarsi di essere la Rai. La clausura mostra che gli spettatori sono maturi per apprezzare anche cose più alte». Ma cosa guarda Costanzo nella tv di oggi e cosa non gli piace? «Vedo di tutto: nel mio studio ho 12 apparecchi accesi contemporaneamente, la mia è una specie di malattia mentale. Seguo soprattutto gli approfondimenti serali. Se devo dire una cosa che non mi piace sono le risse nei talk: e dire che sono nate nei miei primi programmi, però mi annoio quando si capisce che sono costruite ad arte».
In clausura il presentatore ha divorato ancora più ore di tv. Alla fine mi sono trovato a salutare gli armadi, il comò, a parlare con la tapparella è un periodo difficile, ma ce l'abbiamo fatta durante la guerra, ce la faremo anche ora.
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