Con la morte, pochi giorni fa, nella Casa di riposo per musicisti Verdi di Milano di Elisa Pegreffi si chiude la storia del nostro più famoso quartetto d'archi: il Quartetto Italiano. Nell'anno appena trascorso cadevano i settant'anni dal primo concerto dei quattro musicisti tosco-emiliani (a Carpi, 12 novembre 1945), i violinisti Elisa Pegreffi e il futuro marito, Paolo Borciani, il violista Lionello Forzanti (sostituito dopo un anno da Piero Farulli) e il violoncellista Franco Rossi. Mossero i primi passi sotto l'egida di Arturo Bonucci all'Accademia Chigiana di Siena, grazie al sostegno del conte Guido Chigi Saracini che adorava la musica da camera ed ebbe dal Quartetto Italiano la grande soddisfazione di vederlo diventare il più ammirato quartetto del mondo nel secondo dopoguerra. La loro personalità artistica non scompare però. Per il 70esimo anniversario sono uscite le leggendarie registrazioni (Complete Decca, Philips & Deutsche Grammophon Recordings), in cui il gusto raffinato, il controllo del vibrato, la coesione formidabile dei quattro artisti rimane un punto fermo sia per i classici (Haydn, Mozart, Beethoven, Schubert) che nei loro cavalli di battaglia (Boccherini, Verdi, Debussy e Ravel, Webern).
Entusiasmarono per il rigore e la precisione il Grande Vecchio Arturo Toscanini, e seppero evolversi verso una sublime libertà ritmica, guidati da Borciani e Rossi. «Non c'erano pacificisti nel quartetto. Farulli ed io eravamo pronti ad accettare quello che dicevano gli altri», ricordava la Pegreffi, «perché sapevamo di avere con noi due grandi musicisti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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