"Esordiente a 46 anni. Con Morgan all'Ariston sarò sempre Sincero"

Il cantautore è una delle sorprese del Festival. "Ho navigato nell'oblio per l'ultimo decennio"

"Esordiente a 46 anni. Con Morgan all'Ariston sarò sempre Sincero"

Lui sì che a Sanremo sarà una sorpresa. Un debuttante all'Ariston. A 46 anni. In realtà si chiama Cristian Bugatti ma, fin dalle elementari, tutti lo chiamano Bugo ed è uno dei cantautori più coraggiosi in circolazione. Non a caso sarà in gara con Morgan, che lo definisce «un grande amico, uno dei pochi cantautori che mi abbia espresso solidarietà quando sono stato buttato fuori casa. La mia è riconoscenza e sono felice se lui mi utilizzerà come trampolino verso una fama maggiore. Abbiamo in progetto anche un disco a due, Bugan Bugan, come i Duran Duran». Insomma, questo debuttante di lusso è una delle grandi scommesse del Festival. Qualcuno lo ha soprannominato «fantautore» e in effetti c'è molta fantasia nelle sue scelte che dal punk rock alla Nirvana lo hanno portato a piccoli capolavori autorali come il disco Dal lofai al cisei del 2002 fino a un successo di culto come il brano C'è crisi. È nato a Rho, ha vissuto nel novarese e poi in India con la moglie diplomatica (che gli ha dato un figlio pochi anni fa) e nel 2011 ha recitato nel film Missione di pace con Alba Rohrwacher e Silvio Orlando presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Ma, se il Guardian lo ha citato nel 2012 e Rolling Stone lo ha inserito tra i 100 notabili della musica italiana, il pubblico tv lo riconosce a stento ma gli riconoscerà presto qualcosa sempre più rara: l'entusiasmo a prescindere. «Sono eccitato all'idea del Festival e sentirsi vivi è la cosa più bella del mondo», spiega lui parlando tutto d'un fiato.

Bugo, che cosa ha pensato quando Amadeus l'ha invitata?

«Il mio primo pensiero, e lo dico senza presunzione, è stato cazzo me lo merito. Ho impiegato 20 anni per arrivare a Sanremo e gli ultimi dieci li ho praticamente trascorsi navigando nell'oblio».

È stato difficile?

«Ho provato a non preoccuparmi e ho continuato a tenere botta, come si dice della mie parti. Come racconto spesso ai ragazzi che mi chiedono consigli, non bisogna mai scoraggiarsi».

Però dal vivo Bugo ha sempre funzionato.

«Beh sì, quasi sempre 500 o 600 paganti, mica male».

Lei si sente «indie»?.

«Se mi danno uno stadio in cui cantare, ci vado domani».

Si presenti al telespettatore che non conosce Bugo.

«Sono Cristian ma per comodità mi hanno subito soprannominato Bugo».

Quali sono i suoi punti di riferimento musicali?

«Per tanto tempo Vasco è stato il massimo. Al suo ufficio stampa Tania Sachs una volta dissi che lo sentivo come fosse mio padre. Poi gli Oasis, anche se non mi sono mai drogato. E John Lennon».

E Morgan?

«Conosco Marco dal 2003, ci sentiamo, gli voglio bene. Ho pensato che fosse perfetto per dividere questo brano con me Quando ha ascoltato la canzone, ha subito detto sì».

Non ha paura che al Festival si prenda tutta l'attenzione?

«Avrà il rilievo che si merita, mica me la prendo. Il nostro è stato un lavoro di squadra».

Il brano si intitola Sincero.

«Non è un lento e non parla di amore in senso classico. E non è neppure politico o sociale. È emotivo. Ha tanto ritmo, direi che è alla Bugo e penso sia molto fresco. Parla del confronto tra sogni e realtà e lo può cantare chiunque perché rispecchia la vita di tutti. Anzi, forse parla della vita stessa. Penso che il testo faccia riflettere, è un mix tra divertimento e riflessione».

Nella serata del giovedì ci sarà l'omaggio alle canzoni dei 70 anni di Festival. Bugo e Morgan cosa porteranno?

«Non l'abbiamo ancora deciso. Penso proprio che faremo qualcosa di imprevedibile, forse prenderemo una canzone d'amore e la trasformeremo a modo nostro».

Ma non aveva mai pensato di presentarsi a Sanremo?

«Sì certo, c'erano già stati tentativi ma erano finiti nel nulla».

A sua moglie il brano piace?

«Sì. E quando le ho detto che mi avevano preso a Sanremo mi ha risposto: complimenti. Il nostro è davvero un rapporto speciale».

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