Cultura e Spettacoli

Da quel figlio mai nato allo stop del politically correct: il coraggio di non avere filtri di Giulia Greco

Nel cast della serie "Le fate ignoranti" di Ferzan Ozpetek, l'attrice si è raccontata a tutto tondo ai nostri microfoni

Da quel figlio mai nato allo stop del politically correct: il coraggio di non avere filtri di Giulia Greco Esclusiva

Le esperienze al fianco di maestri come Gigi Proietti e Claudio Caligari, i tre film interpretati con Carlo Verdone e ora la collaborazione con Ferzan Ozpetek, prima in una pubblicità e poi nella serie “Le fate ignoranti”, disponibile da qualche giorno su Disney Plus, nel ruolo di una delle Tre Marie. Giulia Greco è un’attrice poliedrica, pronta a mettersi in discussione e decisamente non banale. Netta, diretta, mai per lo "zero a zero". Ai microfoni de ilGiornale.it si è raccontata tra carriera e vita privata.

Come è arrivata questa opportunità?

“La proposta è arrivata in maniera inaspettata. Io avevo fatto una pubblicità con Ferzan Ozpetek, insieme a Claudia Gerini e Can Yaman. In quell’occasione ho conosciuto Ferzan e poco dopo mi è arrivata la proposta di interpretare una delle Tre Marie, uno dei nuovi personaggi della serie rispetto al film”.

Come è stato tornare a lavorare con Ferzan Ozpetek?

“Sono state due esperienze diverse, con velocità e ritmi differenti. Le riprese della serie sono state più lente rispetto alla pubblicità, nonostante il ritmo spedito. Ferzan è sempre Ferzan: sempre attento ai dettagli, meraviglioso, un caterpillar (ride, ndr). È veramente pazzesco”.

Ha lavorato con Ozpetek e Verdone, ha un sogno da realizzare?

“Beh, il mio sogno è Pedro Almodovar. Io ho imparato lo spagnolo per guardare i suoi film in lingua originale. E non si discosta così tanto dal cinema di Ozpetek: la donna viene sempre valorizzata nell’ambito della sua comicità e del suo colore. A volte, invece, la donna viene dipinta come un personaggio più debole rispetto alla realtà”.

Recentemente ha messo in risalto di ricevere proposte solo per film comici per il suo volto, per i suoi lineamenti. Le dà fastidio?

“All’inizio mi ha fatto veramente soffrire. Non capivo il significato della definizione ‘buffa’, il linguaggio tecnico e scientifico utilizzato per descrivere i volti degli attori. Ero giovane e non capivo, mi sentivo brutta, molto fragile fisicamente. Adesso sono contentissima, ho capito tutto. Anzi, guai a chi tocca il mio naso (ride, ndr)”.

Che rapporto ha con il suo corpo, con la femminilità?

“Il rapporto con il mio corpo è lo stesso di tantissime donne e uomini. In certi momenti mi vedo ‘proporzionata’, anche se con i miei difetti. In altri momenti, invece, non mi posso guardare: mi rifarei tutta (ride, ndr). Dipende tanto dalle giornate. Ma tutto sommato ci convivo bene. E poi sono entrata nel nono mese di gravidanza, sono bella panciona! (ride, ndr)”.

Sarà il suo primo figlio?

“Diciamo di sì. Anche se nel mio cuore rimarrà sempre la seconda. Il mio primo figlio era un maschio e non ce l’ha fatta. Ne voglio parlare e ne devo parlare perché voglio condividere queste cose. Mi sono resa conto che è una cosa che capita a tante persone. È giusto parlarne. Anche se non è mai nato, sarà sempre il mio primo figlio. In ogni caso, fa parte della vita. Io mi stavo chiudendo in me stessa, ma purtroppo il dolore capita. È bruttissimo, terribile, una tragedia. Ma succede, succede spesso, purtroppo”.

La rivoluzione femminile procede lentamente. A che punto siamo secondo lei?

“Se devo dire la verità, a volte sembra che le donne facciano un milione di passi indietro. Io non sono una donna che tende a enfatizzare la figura femminile rispetto a quella maschile, ma è ancora l’uomo a comandare. Anche per quanto riguarda i ruoli, le cariche politiche… A volte è un po’ svilente, ma ci sono delle situazioni in cui noi donne siamo valorizzate. C’è ancora tanto da fare, ma gli ostacoli non sono insormontabili”.

A livello cinematografico le donne sono ancora relegate ai soliti ruoli, o moglie o amante?

“Io ho fatto un percorso totalmente opposto, non faccio mai la moglie o l’amante (ride, ndr). Ma è anche vero che non sono mai la protagonista. Comunque, iniziano ad emergere figure che si distanziano dalla tradizionale signora del focolare. Inizio ad intravedere delle buone possibilità”.

Lei spesso si è confrontata con la commedia, il politicamente corretto è diventato un ostacolo?

“Sì, sì, non ho paura di dirlo. Basta! Ora dobbiamo anche pensare al bacio della Bella addormentata? Ci sono delle cose che ti fanno cadere le braccia, si sta davvero esagerando. Il politically correct è doveroso e necessario, non si può fare sempre tutto, sia chiaro. Ma ci sono alcune cose che non vanno davvero bene, come le polemiche sulla lingua italiana. Tutte le cose estreme portano a esagerazione. La satira è anche scomoda, dai!”.

Quali sono i suoi progetti futuri?

“Se tutto va bene, e non partorisco in scena, da giovedì a domenica sarò al Teatro Le Maschere con ‘Due come noi’. Poi continuo a lavorare nel campo degli audiolibri, mi sono da poco misurata con il libro Zerocalcare, 'Kobane calling'.

È un lavoro che mi appaga tantissimo, è molto gratificante”.

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