Hollywood si inginocchia: i premi Oscar per il miglior film solo a pellicole "inclusive"

Hollywood dice basta alla meritocrazia: per concorrere nella categoria "miglior film" ai premi Oscar, le pellicole dovranno essere obbligatoriamente inclusive delle minoranze. Ecco come cambieranno i premi Oscar

Hollywood si inginocchia: i premi Oscar per il miglior film solo a pellicole "inclusive"

Il mondo del cinema e dello spettacolo si è ormai inginocchiato alla dittatura del pensiero unico e va verso l'omogeneizzazione dei contenuti. Sembra essere questo il messaggio che arriva dall'Academy of Motion Picture Arts and Sciences, l'organizzazione che si occupa dello sviluppo dell'industria cinematografica americana e internazionale e che ogni anno assegna i tanto ambiti premi Oscar. Un po' come da mesi fa il nostro governo, anche oltreoceano è stata istituita una task force, stavolta col compito di individuare i nuovi criteri inclusivi per l'ammissione dei film al concorso, dopo le accuse di razzismo.

Il gruppo di esperti ha deciso che per poter concorrere al premio Oscar, i film dovranno rispettare gli standard sia nell'ambito delle immagini destinate al pubblico, per quanto concerne attori e storie raccontate, sia nel dietro le quinte, dove dovranno essere rispettati i principi di inclusività per la composizione della troupe e per le aziende coinvolte. Sono state individuate dalla task force degli Oscar quattro macro categorie di inclusività: "Rappresentazione sullo schermo, temi e narrazioni", "Leadership creativa e team di progetto", "Accesso al settore e opportunità", "Sviluppo del pubblico". Ma cosa intende l'Academy per inclusività? In ognuna di queste categorie dovranno essere obbligatoriamente presenti esponenti delle cosiddette "minoranze" o "gruppi sottorappresentati": donne, persone di colore, esponenti del mondo LGBT, persone con disabilità cognitive o fisiche. L'assenza dei requisiti di inclusività sarà motivo di esclusione per la scelta dei film che potranno concorrere al premio Oscar come miglior film.

Ha vinto il politicamente corretto, ma a senso unico, imposto dalle manifestazioni dei Black lives matter. Tra le pellicole che in futuro non potranno più essere ammessi al concorso per il miglior film ci sono, per esempio, "The Irishman" e "1917". Le nuove norme, che saranno attuate dal 2024, prevedono che "almeno uno degli attori principali o gli attori di sostegno significativi provengono da un gruppo razziale o etnico sottorappresentato". In alternativa, "almeno il 30% di tutti gli attori che hanno ruoli secondari e minori devono provenire da alcuni gruppi sottorappresentati" o "la trama principale, tema o narrazione dovrà essere centrata su un gruppo sottorappresentato".

È evidente come, in questo modo, l'Academy stia imponendo agli sceneggiatori le tematiche da trattare. Vengono privati di qualunque libertà decisionale per andare nella direzione di un cinema pronto a raccontare solamente storie che strizzano l'occhio a una certa corrente. Se il produttore non volesse adeguarsi a quegli standard ma volesse comunque avere diritto a concorrere come miglior film con il suo prodotto, allora dovrà rispettare altri criteri, che cancellano la meritocrazia e la libertà di scelta per la realizzazione di una produzione.

Nello specifico, potrà concorrere solo "se lo studio o la società di produzione offre opportunità di apprendistato e stage a pagamento e programmi di formazione per gruppi sottorappresentati in una vasta gamma di campi".

L'Academy ha affermato che in questo modo si vuole garantire la pluralità, ma è davvero questo il modo? Scegliere i professionisti in base all'orientamento sessuale (che a questo punto dovrà essere necessariamente esplicitato per poter lavorare", caratteristiche etniche o patologie, invece che per meritocrazia è la strada giusta? Imporre un'unica direzione di narrazione del mondo, come da sempre fa il cinema, è il modo migliore per raccontare il cambiamento della società? Davvero era necessario rendere il premio del Festival del cinema di Berlino "gender neutral"? In una Hollywood che si inginocchia alle manifestazioni violente e pretestuose, the Oscar goes to... Politicamente corretto.

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